“Vogliamo un'Europa più vicina ai cittadini”: parole di Matteo Renzi al termine dell'incontro con gli eurodeputati socialdemocratici che si è svolto a Strasburgo a margine della seduta plenaria. Ma se l'Europa deve essere vicina al territorio, anche gli enti locali devono imparare i meccanismi che regolano l'erogazione dei fondi e a bussare alle porte di Bruxelles e Strasburgo. Pena: lasciare ad altri le risorse che servono per lo sviluppo. “La Liguria finora lo ha fatto poco - dice l'europarlamentare di Forza Italia Lara Comi – l'alluvione è un sintomo di come le regioni non chiedono i soldi che servirebbero sia per i progetti contro il dissesto sia per le infrastrutture. I soldi vanno chiesti, bisogna fare lobby”.
Già perché i soldi ci sarebbero, ma bisogna saperli chiedere e avere le idee chiare su come investirli. Non sempre lo si è fatto e in passato i treni persi sono stati molti. Un tema caro a Sergio Cofferati, europarlamentare Pd ma anche candidato alle primarie per le regionali del 2015, che garantisce che in caso di vittoria valorizzerebbe l'esperienza acquisita in questi anni. Dall'ex segretario Cgil la denuncia: “Solo il 4% dei fondi strutturali vengono spesi contro il dissesto del territorio, una gestione che va completamente rivista”.
Il tutto, naturalmente, senza scordarsi della Banca europea degli investimenti (Bei), istituto che potrebbe cofinanziare progetti di messa in sicurezza anche di grande portata (scolmatori o ricoperture dei torrenti, a Venezia è intervenuta partecipando ai costi del Mose), ma che la Liguria sembra non conoscere nemmeno, accontentandosi delle briciole (comunque importantissime) del Fondo di solidarietà che arriva in caso di grandi emergenze. Non sarebbe meglio lavorare per prevenire, piuttosto che racimolare pochi spiccioli per i risarcimenti?
“I cambiamenti climatici sono già in atto, quindi ci deve essere una forte politica di adattamento dei territori. Nella sostenibilità della crescita c'è la riduzione del rischio idrogeologico. I fondi del piano Juncker rientrano perfettamente in questo quadro, siamo in piena battaglia – dice l'europarlamentare Pd Renata Briano – non basta un argine o uno scolmatore: il terreno è fatto di rivi, di argini, di coperture, di boschi, di terreni non più coltivati. La riduzione del rischio passa attraverso tutti questi aspetti e servono dei progetti”.
Servono progetti, altrimenti non si ricevono i finanziamenti e non si investe sul territorio. Secondo Eurispes il tasso di attuazione dei programmi operativi finanziari, in Italia, è solo del 45% contro il 61% della media europea. Peggio fa solo la Romania. Dal 2007 al 2012 il nostro Paese ha lasciato in Europa 22 miliardi. L'Europa ci costa più di quello che ci restituisce, ma la colpa è dell'Italia, che non sa sfruttare le occasioni. I soldi ci sarebbero, a condizione di mettere insieme progetti concreti e realizzabili, in un momento in cui la Commissione si appresta a investire 300 miliardi di euro per il rilancio dell'economia. E con un simile piatto in tavola vale la pena fare sentire la propria voce.
“Bisogna fare lobby, esporre i propri legittimi interessi – insiste Lara Comi - la sede di Regione Lombardia funziona molto bene, lo si è visto con i fondi per l'agricoltura”. Forse altrettanto non si può dire di Casa Liguria, la rappresentanza della Regione nelle istituzioni europee: “Da quando sono stato eletto non mi hanno mai contattato, mi è sembrato strano tanto che ora penso che ci farò direttamente un salto per conoscerli”, racconta l'europarlamentare ligure Pd Brando Benifei. Troppo tardi: all'inizio di novembre la sede ligure a Bruxelles è stata venduta. "Abbiamo realizzato un surplus di 300mila euro nonostante la crisi del mercato immobiliare belga", spiega l'assessore al Bilancio, Pippo Rossetti.
Verrebbe da chiedere cosa abbia fatto fino ad ora e se la chiusura della struttura rischi di penalizzare la nostra regione. Visto che neppure gli europarlamentari liguri sanno cosa fa, e neppure che a breve sarà chiusa, probabilmente la risposta è "non molto". La speranza è che i soldi risparmiati con la chiusura di Casa Liguria vengano investiti nella rappresentatività ligure in Europa, per evitare di perdere altri treni.
A ogni buon conto l'assessore Rossetti ulteriormente puntualizza: "Regione Liguria rischiava di pagare 110 mila euro di affitto per una sede di rappresentanza aperta dall' on. Biasotti, mentre avendo cambiato sede degli uffici, rimasti a Bruxelles, spendiamo meno di 12 mila euro all'anno di affitto. Confortati dal fatto che l'ufficio ha potuto mantenere le stesse attività di prima. Filse ha ben fatto a vendere la sede introiettando un surpuls di 300mila euro". E conlude: "Noto con piacere un certo recente dinamismo degli euro parlamentari eletti anche in Liguria. Mi pare però che abbiano sbagliato direzione. Invece di lamentarsi, di ciò che altri non hanno fatto, vorremmo che loro ci indicassero progetti, bandi e fasi preparatorie di iniziative a cui Regione Liguria può aderire. Ben fa l'onorevole Benifei a contattare, se non contattato, il nostro ufficio, questo per rinsaldare le collaborazioni tra i diversi livelli istituzionali e tenere fuori dalla porta, se si può, la campagna elettorale".
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L’Ue trabocca di soldi, la Liguria neanche li chiede
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