cronaca

Dopo gli ultimi sviluppi investigativi sulla gestione della Cogem
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Il Pm della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha contestato l'aggravante mafiosa nei confronti di Chiara Rizzo, moglie dell'armatore Amedeo Matacena, di Martino Politi, indicato come il factotum di Matacena e Roberta Sacco, l'ex segretaria dell'ex ministro Claudio Scajola. La contestazione è avvenuta nell'udienza del processo con rito abbreviato in corso davanti al Gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani.

Chiara Rizzo, Martino Politi e Roberta Sacco sono accusati di aver tentato di schermare le aziende di Amedeo Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e di aver tentato di procurare la mancata esecuzione della pena nei confronti dell'ex parlamentare di Forza Italia che da tempo si trova a Dubai.

La modifica del capo d'imputazione e la contestazione dell'aggravante mafiosa, secondo quanto ha riferito il Pm in aula, si rende necessaria dopo una serie di approfondimenti investigativi relativi alla gestione della società Cogem, controllata da Chiara Rizzo e dal marito Amedeo Matacena. La Cogem, secondo quanto hanno accertato gli agenti della Dia, si sarebbe accaparrata i principali appalti pubblici a Reggio Calabria.

Al termine dell'intervento del pubblico ministero il giudice per le udienze preliminari, Adriana Trapani, ha rinviato il processo al 18 dicembre prossimo. Durante l'udienza Chiara Rizzo non era presente in aula.

RIGETTATA RICUSAZIONE GIUDICE - E' stata rigettata l'istanza di ricusazione presentata nel novembre scorso nei confronti del giudice per le udienze preliminari, Adriana Trapani, davanti al quale è in corso il processo con rito abbreviato nei confronti di Chiara Rizzo, Martino Politi e Roberta Sacco.

La richiesta di ricusazione del giudice era stata depositata dall'avvocato Corrado Politi nell'interesse di Martino Politi, già segretario particolare di Matacena. Il legale, nell'istanza, aveva evidenziato che Martino Politi era stato precedentemente giudicato dal giudice Trapani nel processo scaturito dall'operazione 'Mozart', a conclusione del quale furono condannate otto persone, tra le quali il suo assistito.