Cinque nomination e due Oscar (1972 da protagonista per 'Il braccio violento della legge' e 1993 non protagonista per 'Gli spietati'), quattro Golden Globe (di cui uno alla carriera), un Orso d'argento e molti altri premi in più di 40 anni di carriera dove ha recitato in un’ottantina di film facendo convivere in molti suoi ruoli violenza e fragilità. Gene Hackman è stato uno dei più grandi "cattivi" dello schermo, spesso grazie a lui diventati più popolari dei "buoni", molto amato a Hollywood, sempre molto schivo. A lui, scomparso nel febbraio scorso in circostanze che sono rimaste poco chiare, la 'Stanza del cinema' dedica l'appuntamento monografico del mese – lunedì 14 alle 17.30 nella sala della Società Ligure di Storia Patria di Palazzo Ducale – curato da Andrea Bosco.
Una vita dalle molte facce
Una vita, la sua, dalle molte facce: a soli 16 anni, complice il trauma subito per l’abbandono del padre dopo che la madre era morta in un incendio perché si era addormentata con la sigaretta in bocca ancora accesa, si arruola nei marines. Dopo il congedo la sua prima idea è diventare giornalista tanto che, complice anche l’esperienza di radio-operatore nelle forze armate, lavora per alcune emittenti in Florida. Contemporaneamente si iscrive a un corso di arte drammatica dove incontra Dustin Hoffman, i due diventano amici e si trasferiscono a New York dove condividono lo stesso appartamento insieme a Robert Duvall cominciando a lavorare in alcune produzioni off Broadway. Proprio a teatro un ruolo da protagonista gli permette di essere chiamato da Robert Rossen, al fianco di Warren Beatty, per il film 'Lilith' (1964). Lì comincia la carriera subito in ascesa: nel 1967 'Gangster Story' e prima nomination come non protagonista mentre l’Oscar da protagonista arriva quattro anni dopo.

Fuoriclasse del cinema
Poi, tra i tanti film interpretati, ‘Lo spaventapasseri’ di Jerry Schatzberg, ‘La conversazione’ di Francis Coppola, ‘Frankenstein Junior’ di Mel Brooks, uno dei pochi ruoli comici della carriera dove interpreta un eremita cieco, 'Reds' di Warren Beatty, 'Un’altra donna' di Woody Allen, 'Mississippi burning' di Alan Parker che gli fa vincere l’Orso d’argento, 'Gli spietati' di Clint Eastwood (secondo oscar) e 'I Tenenbaum' di Wes Anderson. Una vita sentimentale caratterizzata da due matrimoni e l’addio al cinema nel 2009 per dedicarsi alla scrittura con alcuni romanzi al suo attivo. Resterà nella storia del grande schermo per la capacità, che hanno solo i fuoriclasse, di trasformare un film mediocre in una pellicola importante e un ruolo debole in uno complesso.
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