
A un anno di distanza la situazione si presenta immutata. La frana è rimasta al suo posto e si possono ancora osservare i pezzi di cemento pericolanti. Le transenne di metallo sono ancora lì, così come sono ancora disabitate le palazzine del Settecento. Impossibile passare persino sul marciapiede, considerato zona pericolosa. Tutto fermo, in attesa di risposte dalle istituzioni.
“La nostra è vita è cambiata totalmente da quel giorno”, racconta un’altra signora. “Anzitutto ce ne siamo dovuti andare. Aiuti non ne abbiamo avuti da nessuno. Dalla parte pubblica non è stato fatto niente, se non farci affrontare dei costi tra tecnici, monitoraggi, geologi e quant’altro”. Difatti, oltre al danno è arrivata anche la beffa. Con i cittadini che hanno dovuto pagare l’occupazione di suolo pubblico per fare le verifiche tecniche. “E’ da non credere. Uno o ci ride o si butta da un ponte”, aggiunge la signora.
La donna ha poi schiuso le porte di casa sua (quella in cui non può più abitare) alle telecamere di Primocanale. Lo scenario che si ha di fronte è di un luogo abbandonato, con cavi che corrono lungo tutta la casa per monitorare la situazione. “Anche se è vuota, puzzolente, rovinata, io ogni volta che entro qua sento il suo profumo e piango, perché era la mia casa, la mia vita”, dice con l’emozione in gola la signora.
E, mentre in molti dicono di aver perso le speranze, tutto quello che resta sono quattro famiglie fuori casa da un anno, tanta burocrazia e nessuna risposta.
IL COMMENTO
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