cronaca

Nel mirino i finanziamenti di Europam
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Inchiesta giudiziaria sui finanziamenti che il gruppo petrolifero Europam della famiglia Costantino ha erogato all’Associazione Maestrale del presidente della Regione Liguria Claudio Burlando. Lo rivela Il Secolo XIX parlando di “fiinanziamenti sistematici durante la campagna elettorale, ma anche dopo le elezioni”. L’indagine è condotta dalla tributaria della Guardia di Finanza e sarebbe scaturita verificando “le pressioni esercitate per lungo tempo da una lobby dell’energia su partiti ed esponenti della politica”. Non solo.

Già durante l’estate la magistratura risulta aver ordinato di acquisire tutte le carte sui movimenti nei conti dell’Associazione Maestrale, per il periodo 2009-2014. Burlando non è indagato, ma l’inchiesta è destinata comunque a fare rumore, andando anche a impattare la campagna elettorale ormai lanciata e che vede la delfina del governatore, Raffaella Paita, candidata del Pd alla presidenza della Regione Liguria. Torna di grande attualità soprattutto il tema del finanziamento della politica, nodo mai sciolto dopo l’abbandono dei contributi pubblici ai partiti (salvo quei provvedimenti che di fatto hanno aggirato la norma).

Le fondazioni e le associazioni come la Maestrale di Burlando sono stati per anni il veicolo attraverso il quale singoli esponenti politici hanno “monetizzato” il loro ruolo, per esercitare il quale è indubbio siano necessarie anche spese che diventano ingenti in particolare durante le campagne elettorali.

Come spesso avvenuto anche in riferimento ad alcuni provvedimenti amministrativi, la pratica è stata però ostaggio di opacità, una scarsa trasparenza salvata solo dalla foglia di fico di qualche elenco comparso qua e là a indicare i finanziamenti arrivati con il concetto delle cosiddetta liberalità, normate da precise regole.

Quando però si parla di cifre importanti come 100mila euro, seppur versate in più tranche – come nel caso dell’inchiesta che riguarda Maestrale – l’obbligo della chiarezza diventa essenziale e non bastano generiche affermazioni sull’inesistenza di conflitti di interesse o di interferenze nell’attività delle istituzioni di cui si è a capo, come la Regione Liguria nel caso di Burlando. Lui stesso, del resto, subito interpellato dal Secolo XIX, “si mostra stupito dall’entità degli importi”. Appunto.

Al di là degli aspetti giudiziari, che toccherà alla magistratura chiarire e per i quali Burlando, ripetiamo, non è indagato, esiste una questione di opportunità politica. E’ di questa che bisogna rendere conto e l’argomento riguarda il governatore come chiunque abbia il minimo incarico pubblico.
 
I rapporti fra politica, partiti, istituzioni e mondo finanziario-imprenditoriale (e anche quelli fra partiti e singole persone, vedi alla voce evasione fiscale legata alle Feste dell’Unità del caso Gino Paoli) vanno declinati con trasparenza e per tempo. Troppo comodo farlo dopo che le Fiamme Gialle bussano alla porta.