La Scuola Politecnica di Genova scalerà la collina degli Erzelli. Per sistemarsi definitivamente lì. Diamola pure in termini assoluti, questa notizia, se dev’essere una marchetta elettorale in vista delle prossime regionali. Oppure se serve per ripulirsi la coscienza dei molti anni perduti all’inseguimento di una pietra verde che interessava prima di tutto a pochi (la Esaote di Carlo Castellano e i costruttori), poi a coloro che genuinamente credevano nella scommessa hi-tech, ma sempre a spese, seppur in vario modo, della comunità genovese e nazionale.
Se, invece, si vuole avere un approccio laico alla questione, allora cominciamo a dire una cosa: l’enfasi trasudata da giornali e siti internet, con titoli roboanti e dichiarazioni improntate a grande ottimismo, è del tutto fuori luogo. Per una volta, devo dire, sono stati gli stessi protagonisti della vicenda – forse con l’eccezione proprio di Castellano – a indossare il saio della sobrietà. Il governatore Claudio Burlando, che in questo momento trasformerebbe in messaggio elettorale anche il caffè preso al bar, ha soprattutto sottolineato l’importanza di presentare al governo, segnatamente al Ministero dell’Istruzione (Miur), una proposta che dovrebbe salvare il finanziamento a fondo perduto (75 milioni), confermando l’impegno della Regione stessa (50 milioni). Per il resto massima prudenza, avendo ben presente che quello compiuto – la regia dell’operazione affidata all’ente che presiede – è certamente un passo importante. Ma è solo il primo di un lungo percorso, ancora accidentato da molte incognite. Il preside di Ingegneria, Aristide Massardo, insiste sul problema dei problemi (“come ce li portiamo lassù settemila studenti?) e per quanto il sindaco Marco Doria osservi che “non è raggiungere il Monte Bianco”, la questione nel concreto è irrisolta. E difatti lo stesso Doria non vuol parlare di “svolta epocale” e dai microfoni di Primocanale rileva: “Abbiamo qualche anno di tempo, perché non si costruirà dalla sera alla mattina, e comunque non mi nascondo le difficoltà che restano”.
Appunto. Dato per scontato che a giorni Regione, Università, Comune e Ght firmeranno l’intesa per chiedere e ottenere dal Miur che sia di competenza regionale la gestione dell’operazione, compreso il finanziamento, vediamo di capire come procederanno le cose. Il progetto c’è, è quello realizzato da Ght, che al più, essendo passati alcuni anni, richiederà qualche ritocco. Ght venderà alla Regione il disegno e i terreni su cui sarà realizzata la nuova sede di Ingegneria. Tutta la facoltà? L’obiettivo è quello e lo dice lo stesso Rettore, Paolo Comanducci, salvo chiarire che probabilmente bisognerà agire in due fasi, perché all’appello mancano venti milioni per un trasloco completo e immediato.
Passati in capo alla Regione progetto e terreno, di fatto Ght potrebbe uscire di scena, perché a quel punto l’ente dovrà bandire una gara d’appalto pubblica e vincerà chi vincerà. Domanda: che cosa ne pensano i costruttori Rasero, Viziano e Coop, tanto per dire, che in Ght ci stavano avendo visto la possibilità di fare il loro mestiere partecipando direttamente, fin dall’origine dell’operazione e dall’interno? Ora, invece, se vorranno essere loro a tirar su i palazzi (90.000 metri quadrati destinati all’Università, 200.000 per le aziende ad alta tecnologia, 105.000 di residenziale) dovranno presentarsi in ordine sparso alla gara, oppure consorziarsi. Comunque, non è l’idea che avevano all’inizio di tutta questa storia. Le modifiche sono sostanziali.
Vanno considerati, poi, altri aspetti. Ad esempio l’esposizione di Ght con Banca Carige, malcontati 250 milioni di euro per l’intera operazione. Vista la piega che gli eventi hanno preso, e al netto del negoziato per la ristrutturazione del debito avviato lo scorso settembre, non pare che la società possa cavar tanto dal ruolo che le rimarrà, salvo tecnicalità che la rimettano in gioco. E’ vero che Carige vanta garanzie ipotecarie sui futuri immobili ed è anche vero che, di fronte a un credito finito fra gli incagli, vedere che qualcosa riprende a muoversi è pur sempre una buona notizia. Ma la questione sta lì, a mezz’aria.
Un ulteriore elemento di incertezza riguarda i costi per la costruzione del fabbricato destinato all’Università. Si sa che in Italia le gare partono con un capitolato di spesa, ma arrivano con un altro. Regolarmente più esoso. E se succedesse, e può succedere, chi ci metterà la differenza? L’ipotesi è prevedere a corredo una sorta di contratto d’affitto a carico dell’Università, fino all’estinzione del debito. Comunque, una cifra aggiuntiva e ad oggi ignota, che tutti ovviamente si augurano non si materializzi, ma che tutti sanno possa essere molto probabile. In conclusione: il Rettore ha fatto una splendida mossa, sfilandosi il cerino dalle dita e mollandolo in quelle di Regione e Ght, tuttavia su Erzelli c’è ancora nebbia. Non sarà il Monte Bianco, ma per arrivarci servirà più una scalata che non una passeggiata in collina.
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Su Erzelli troppa euforia, occhio al contromano
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