La vicenda degli Erzelli richiama da vicino il titolo del film diretto da Woody Allen nel 1972: è proprio diventata un’attrazione fatale, quasi morbosa, in qualche modo legata a un oscuro oggetto del desiderio, sulla quale si affacciano domande che tutti i genovesi hanno dentro ma che nessuno osa chiedere e tanto meno scrivere. Simile all’atteggiamento mentale degli italiani verso la sessualità di pochi decenni fa. Eppure non è poi così difficile avvicinarsi alla realtà dei fatti. Senza pretesa di superare il ben noto turbamento che suscita la domanda di Pilato a Gesù: “che cosa è la verità?”, si può provare a raccontare la questione con una semplice metafora, legata all’alimentazione.
Il cibo è una bella torta, dotata di uno strato di cioccolata, e completata da un’attraente ciliegina. La torta sono le misure di sostegno e di reindustrializzazione in attuazione del piano di risanamento della siderurgia (legge n. 181/1989), lo strato di cioccolata è il polo di attività industriali ad alta tecnologia (legge n. 388/2000) e la ciliegina è l’insiediamento di una sede universitaria permanente per gli studi di ingegneria nell’ambito del polo sopra citato (legge n. 296/2006). Non può sfuggire l’aspetto quantitativo della metafora: la sostanza di peso è la torta, poi viene lo strato di cioccolata e, solo come tocco finale, la ciliegina.
Diverse persone e per differenti ragioni, a partire dalla primavera 2007, forse complice una prematura calura estiva, devono essere state colte dalla tentazione di mangiare, al posto della torta, un bel gelato. Poi, è noto che i gelati si gustano meglio passeggiando in un parco: ma sì, un Parco Scientifico e Tecnologico (PST)! Peccato che PST fosse oggetto sghembo rispetto ai tre strati della torta: cibo diverso rispetto al menù previsto dalle tre leggi citate. In più, un piccolo dettaglio deve essersi presentato: il gelato, a differenza della torta va mangiato subito e quindi, per fare presto, i più golosi di gelato si spinsero a inserire negli atti la compravendita di “cosa futura”.
Ma si sa, le tentazioni possono essere travolgenti e, come scrive Oscar Wilde, l’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi, e quindi è giocoforza rilasciare un po’ di prudenza. Così tutta l’attenzione si è spostata sul gelato, il PST, pure nella modalità “cosa futura”, mettendo il dettaglio della ciliegina al centro di tutto anziché pensare alla parte ben più consistente e nutriente della torta. Per di più, la ciliegina è stata pure mutata geneticamente in fragola: da insediamento di ingegneria a trasferimento, o peggio, trasloco.
In sintesi, qualcosa non previsto da norme, costoso e antieconomico, e tecnologicamente non innovativo: i PST esistevano infatti nel mondo da diverso tempo. Forse qualche professore di Ingegneria fu pure travolto dalla tentazione di vedersi già Rettore di questo ipotetico trasferendo Politecnico nel PST a Erzelli, come comandante sulla tolda di un’immaginaria nave-scuola a scrutare il mar Ligure. Si è così addivenuti a un disegno non solo fuori dal seminato, ma che è pure esattamente l’opposto di ciò che rende competitivo un imprenditore, che è quello di produrre un oggetto di materiale innovativo, meno costoso di quanto già esista sul mercato e che tutti debbano magari acquistare per legge (per esempio, cinture di sicurezza di materiale di nuova generazione per automobili).
Marco Doria ha affermato, in modo un po’ corsaro, che salire agli Erzelli non è certo paragonabile a un’ascensione sul Monte Bianco: il lettore attento non si stupirà di ciò, ove egli rammenti il giudizio lapidario che diede Papa Pio V a proposito del comportamento di un suo antico avo, Gianandrea Doria, nella battaglia di Lepanto del 1571: corsaro et non soldato. L’affermazione di Marco Doria coglie tuttavia un aspetto ambientale di rilievo: sul Monte Bianco ci sono spesso nuvole, ben più raramente nebbia, data l’altezza sul livello del mare. In alta montagna, le nuvole vengono spazzate via dal vento frequentemente, e torna rapidamente il cielo azzurro e, in ogni caso, si respira sempre aria pulita. La nebbia staziona invece a lungo sulla pianura e le basse zone collinari, e l’umore dell’uomo si fa uggioso.
L’immagine della nebbia si addice proprio in tutti i sensi alla collina degli Erzelli, per la quale mai come ora sembrano cuciti addosso i versi di Carducci: “la nebbia agl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar”. Se è vero che su quella collina ogni giorno che passa la nebbia resta, e “la trama s’infittisce”, come direbbe uno scrittore di libri gialli, con gioia dei media, è anche vero che sotto, a livello del mare, le urla dei genovesi si fanno sempre più alte e sono sul punto di diradarla una volta per tutte: esse sono la migliore terapia per sconfiggere anche ogni eventuale azione distorsiva della realtà fatta pervenire o che si intenda trasmettere a Roma secondo i più svariati e creativi canali di comunicazione.
politica
La faccia nascosta del pianeta Erzelli
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