
Responsabilità, appunto, è stata la parola chiave invocata a più riprese dal parroco, da cinquant’anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. “La democrazia ci offre due grandi doni che sono la dignità umana e la giustizia, ma non starà mai in piedi senza una terza gamba che si chiama responsabilità. È quella che chiediamo senza sconti alla politica e alle istituzioni, ma è quella stessa responsabilità che deve appartenere a ciascuno di noi. La denuncia dell’illegalità, seria e documentata, è indispensabile. Ma ci vuole, da parte nostra, anche “il coraggio di avere più coraggio”, e fare noi stessi scelte di impegno e, appunto, di responsabilità”, ha detto il fondatore di Libera.
“Ancora oggi, nel nostro paese, c’è qualcuno che non vuole la lotta alla mafia”, ha proseguito don Ciotti, denunciando con forza i crimini dei “colletti bianchi”. “Il vero problema sono i poteri legali che si muovono illegalmente; quelli che ci rubano perfino le parole, perché la legalità oggi è diventata lo slogan di tutti, anche di chi la calpesta, o di chi la considera un valore negoziabile, da sbandierare fino a quando non interferisce con gli interessi privati. Molte di più, fortunatamente, sono però le persone che vogliono veramente combattere la mafia, ed è per questo che dobbiamo assumerci, ognuno di noi, la nostra parte di responsabilità, sostenendo un apparato legislativo che ci auguriamo diventi sempre più forte ed efficace”.
Sull’impianto legale si è soffermata anche la dottoressa Anna Canepa, della direzione nazionale Antimafia, secondo cui “la legislazione italiana è all’avanguardia, perché per prima ha saputo adattarsi alla metamorfosi delle mafie, che negli ultimi anni si sono globalizzate di pari passo con l’economia. Oggi, infatti, è più importante intercettare i beni dei mafiosi piuttosto che i mafiosi stessi, e le leggi varate negli ultimi trent’anni sono andate proprio in questa direzione, diventando un modello per gli altri paesi. L’altra faccia della medaglia, però, sta nei tanti, troppi e dolorosi fatti di sangue che ci hanno portato ad adottare questi provvedimenti, nonché nella considerazione che, ancora oggi, la legalità continua a non essere una scelta “conveniente” per molti nostri concittadini calati nei contesti socio-economici più difficili”.
IL COMMENTO
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