politica

L'editoriale
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Matteo Renzi accanto a Giovanni Toti. Giovanni Toti accanto a Matteo Renzi. Sul Bisagno, metafora delle disgrazie idrogeologiche genovesi e liguri. Il premier e il governatore vicini sono l’istantanea migliore che ci si potesse augurare una settimana dopo il voto. Il valore simbolico è enorme: archiviata la campagna elettorale, che per definizione contrappone anche con i toni più ruvidi, le istituzioni si dimostrano pronte a lavorare insieme, al di là delle loro colorazioni politiche. E’ essenziale, decisivo per una regione le cui potenzialità sono grandi, ma così sopite che gli indicatori economici ne fanno una terra del Sud pur geograficamente collocata nel profondo Nord.

Renzi e Toti l’uno accanto all’altro segnano quello che può essere l’inizio di un percorso. Senza annullare le diversità, senza alcuna forma di inciucio – per carità! – ma nella consapevolezza che la Liguria non può fare a meno del sostegno del governo e che il governo non può lasciare per la strada una regione per la sola “colpa” di non aver risposto alle attese elettorali del primo ministro e segretario del Pd.

Quell’immagine sul Bisagno mi ha richiamato alla memoria le parole con cui Maurizio Rossi decise, in Senato, dopo l’implosione di Scelta Civica, di aderire al Gruppo Misto: “Almeno avrò le mani libere a combattere per la Liguria”. Ecco, c’è bisogno proprio di guerrieri. Come lo è stato Lorenzo Basso, parlamentare dei Dem, che ha salvato la bandiera italiana sul pennone di Ansaldo Energia o impedito che l’Iit facesse una brutta fine. I guerrieri della Liguria e per la Liguria possono stare anche su sponde opposte, ma un denominatore comune devono trovarlo quando in ballo ci sono questioni che investono l’interesse e il futuro di una comunità troppo spesso dimenticata e senza voce alle latitudini romane.

Se si vuole, è la “scoperta dell’acqua calda”, l’antica aspirazione genovese e ligure a “fare squadra”, che invece s’è puntualmente perduta dietro i veti incrociati, le gelosie, i personalismi e l’incapacità di rinunciare a un po’ del proprio quando in gioco c’è il vantaggio di molti, se non di tutti. E’ un problema anche italiano, rivisitando la storia degli ultimi vent’anni. E proprio per questa ragione vedere Renzi e Toti affiancati allarga il cuore alla speranza. All’idea di poter recuperare quella metà di cittadini che la loro delusione, mista a indignazione, l’hanno urlata disertando l’ultima tornata elettorale. Un problema di democrazia, certo. Ma non soltanto: la depressione diventata astensione ha una connotazione politica e tuttavia è anche la spia di come una fetta così grande della comunità – nazionale e ligure – si senta abbandonata a se stessa, alla deriva nel suo vivere quotidiano, mentre chi avrebbe la responsabilità di cambiare le cose e dare un’idea di futuro è tutto ripiegato sulle necessità di bottega.

In Liguria, poi, Renzi e Toti possono dar vita al migliore esempio di competizione. Il primo deve recuperare al suo partito, il Pd, la fiducia mandata al macero con anni di scelte scellerate, di gestione del potere per il potere, perdendo drammaticamente quel filo diretto con le persone che pure ha ripetuto come un disco inceppato. Un refrain vuoto di contenuti. Ha tutta la convenienza, Renzi, a ricucire lo strappo del Pd con l’elettorato ligure. E il modo più semplice e diretto è quello di mettere i governo al servizio (anche) dei liguri. Allo stesso tempo, se Toti vuol dimostrare di aver diritto alla conferma, fra cinque anni, deve lavorare traducendo in pratica quella cultura del buon senso alla quale più volte si è appellato, in campagna elettorale e subito dopo: “Smaltire i rifiuti facendo pagare meno i cittadini o tenere aperti gli ospedali di sera non è di destra né di sinistra, è buon senso”. Appunto. Solo che negli anni, esattamente in situazioni analoghe alla condizione data - un premier di centrosinistra e un governatore di centrodestra - abbiamo assistito al rapido deteriorarsi di ogni buon proposito iniziale. E la regressione verso un conflitto sordo, non palese ma devastante, è stata la pessime immagine che i cittadini hanno avuto davanti, impotenti e inermi. Simbolicamente, Renzi e Toti insieme sul Bisagno ci dicono che le cose potrebbero andare diversamente. Non è poco. Non ci deludano.