“Non vi deluderò”. Il primo messaggio di Walter Zenga è forte e chiaro. Ed è destinato ai tifosi blucerchiati. La partenza di Sinisa Mihajlovic era percepibile da mesi, anche se non dichiarata.
Il toto-allenatore, infatti, è partito con largo anticipo rispetto alla fine del campionato, e questo ha inciso sul finale non entusiasmante della Samp. I 3 nomi più gettonati nelle redazioni televisive e della carta stampata sono quelli di Zenga, Sarri e Sousa.
I visitatori del sito Primocanale.it hanno espresso la loro opinione online (nella foto). Il risultato non ha lasciato dubbi: volendo dipingere una metafora elettorale, Maurizio Sarri avrebbe vinto e sfondato la soglia per il premio di maggioranza. Dietro di lui l'ex Parma Roberto Donadoni e, con la metà dei voti rispetto a Sarri, il neo allenatore blucerchiato Walter Zenga.
Il parere manifestato attraverso un click non rappresenta un sondaggio scientificamente ponderato, ma la libera opinione di migliaia di sportivi che si sono espressi sul futuro della Sampdoria attraverso Primocanale. Un risultato che diventa, tuttavia, interessante per riflettere sulla natura di questa scelta.
Maurizio Sarri ha vinto per due precisi aspetti: quello tecnico e quello umano. Il primo viene esaltato dal gioco e dall'identità che ha trasmesso a una squadra inesperta e giovane come l'Empoli, formazione che ha trascinato verso una salvezza sicura e, non contento, ha reso ulteriore sorpresa strappando pesanti risultati positivi a salvezza raggiunta.
L'aspetto umano è quello che lo ha reso “famoso” mediaticamente. Un allenatore che viene dai campi in terra battuta, che ha lavorato in banca. Il mister dei 33 schemi, che indossa solo la tuta, e che dice a Eto'o di essere onorato di conoscerlo. L'umiltà che diventa grandezza.
Si può definire, dunque, più un merito di Sarri che un demerito di Zenga il risultato dell'opinione dei tifosi. Già, e Zenga? Chi lo ricorda come “l'uomo ragno” ne parla come uno dei migliori portieri mai visti in Italia, con un carattere che lasciava intuire che avrebbe fatto parlare di sé anche a fine carriera. Così è stato, ma non in Italia. Il Walter Zenga allenatore si auto-esilia e fa il giro del mondo in 15 anni.
Parte dagli Stati Uniti, passa per la Romania, trasloca in Turchia, tappa in Serbia e poi Emirati Arabi. Un curriculum del genere lascia intendere una curiosità bulimica del mister milanese ma fa tremare le coronarie di alcuni tifosi, visto l'imparagonabile livello calcistico dei campionati allenati rispetto al calcio italiano. Tra queste tappe da giramondo, però, due parentesi italiane ci sono. Catania e Palermo.
Nel 2008 viene ingaggiato a sorpresa dal Catania di Pulvirenti. Ancora più sorprendente è lo svolgimento della trama: Zenga salva la squadra a un mese dalla fine del campionato, poi ha un'estate per amalgamarla e condirla a suo piacimento, e la stagione successiva ottiene il record di punti nella storia del Catania. L'uomo ragno diventa “Coach Z”.
Dopo il miracolo rossoazzurro prevale in lui lo spirito da giramondo e decide di cambiare. Passa dall'Etna all'altro vulcano presente in Sicilia: Maurizio Zamparini. La sua avventura a Palermo dura 5 mesi. Un carattere come il suo e quello del presidente rosanero sono la trascrizione calcistica del pollaio con due galli. I risultati modesti non aiutano. Zenga torna negli Emirati per 5 anni, poi la chiamata di Ferrero.
Il futuro è da scrivere, quel che è certo è che la Sampdoria ha puntato su un profilo rischioso. E' stato una bandiera dell'Inter, ha allenato all'estero, è sanguigno e non le manda a dire. L'ultima volta che si è optato per un allenatore con questo stesso curriculum non è andata poi così male. E anche lui ha dovuto fare i conti all'inizio con i dubbi della tifoseria.
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Zenga come Mihajlovic, tra dubbi da superare e l'ombra di Sarri nei gradimenti
Bandiera dell'Inter, ha allenato all'estero e non le manda a dire
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