
Contatto da Primocanale.it, Della Rocca chiede verità e giustizia sui tragici avvenimenti che hanno segnato col sangue la storia italiana. “Dopo tanti anni si riesce ad avere una verità giudiziaria che ritengo sarà confermata in Cassazione. Al di là della sentenza, bisogna attendere le motivazioni per avere un quadro più preciso”, rimarca il presidente dell'Associazione Vittime del Terrorismo. “Sotto il profilo più generale, su queste vicende c'è bisogno di verità. Non tanto di una verità storica o giudiziaria, ma di una verità con la V maiuscola su quanto accaduto in quegli anni. E oltre alla verità serve giustizia, che i responsabili paghino per quanto hanno fatto”.
LA VICENDA - Erano le 10.12 del 28 maggio 1974 quando in Piazza della Loggia, a Brescia, cuore del dibattito politico della città, durante una manifestazione antifascista dei sindacati una bomba provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre 100. Da quel giorno, i magistrati bresciani non hanno mai smesso di indagare per individuare la mano che pose l'ordigno e l'ultimo processo, scaturito dalla terza inchiesta, riguarda un gruppo di ex ordinovisti veneti, già coinvolti ma poi usciti di scena nei procedimenti sulle stragi milanesi di piazza Fontana e della Questura, e il generale Francesco Delfino, il primo a indagare sull'eccidio quando era a capo del Nucleo operativo dei carabinieri. Fu proprio Delfino a indirizzare le prime indagini su un gruppo di neofascisti e di balordi bresciani imputati nel primo processo.
IL COMMENTO
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