
La questione è stata sollevata dal senatore genovese Maurizio Rossi, che ha proposto la sospensione delle proroghe e dei rinnovi delle concessioni terminalistiche in attesa della Riforma della legge 84/94. Una richiesta di chiarimenti che ha portato l’Autorità portuale del principale scalo italiano a scrivere al Ministero per chiedere lumi. Tutto questo mentre si profila l’accorpamento delle Autorità portuali, molte delle quali già commissariate.
“Il tema delle concessioni è una questione che il Governo ha presente molto bene, lo sta affrontando anche in altri comparti oltre a quello portuale. Certamente il diritto comunitario prevede l’obbligo della gara ogni volta che si debba affidare in concessione qualunque infrastruttura a un privato. Chi dice che il Codice della navigazione ha una procedura che regge rispetto al diritto comunitario sbaglia: il diritto comunitario prevale. La soluzione è che in occasione della riforma della 84/94 il Governo introduca una norma sulle concessioni di concerto con l’Unione Europea”.
Nel frattempo però i terminalisti chiedono di rinnovare le concessioni, e diverse Autorità portuali si sono già mosse. Nei prossimi giorni anche Genova pubblicherà le richieste già arrivate: da quel momento scatteranno 60 giorni prima dell’esame delle istanze. “Il Governo disciplinerà la materia. Fino ad allora non è detto che le Autorità portuali non possano fare di testa loro, come hanno già fatto Savona, La Spezia e Trieste”.
Proprio a Trieste, però, era stata aperta una procedura di pre-infrazione da parte della Commissione europea sul rinnovo di tre concessioni pluridecennali: quelle di Siot, Tmt e Teseco. Una vicenda che ad aprile si è conclusa con un nulla di fatto. Significa che il sistema va bene così? “No, non vuol dire che va bene quello che ha fatto Trieste, vuol dire solo che la Commissione Europea per ragioni politiche ha deciso di non aprire una procedura di infrazione”.
Al di là di ciò che dirà Bruxelles, è giusto affidare concessioni pluridecennali che bloccano le destinazioni d’uso di interi terminal proprio nel momento in cui si parla di accorpamenti e piani regolatori portuali comuni? Non è un problema da tenere in considerazione? “Sì, ma se lo Stato non vuole fare gli investimenti è anche giusto che lo faccia fare agli altri. Il tema corretto deve essere distinguere di cosa parliamo: se parliamo della piattaforma Maersk di Savona, che sarà un terminale strategico del corridoio Reno-Alpi, 40 o 50 anni di concessione sono ragionevoli. Certo, il discorso è diverso se parliamo di piccoli terminal o di investimenti più ridotti”.
E se anche Genova procederà con i rinnovi ci sarà il rischio di nuove procedure di infrazione, visto che ci sono istanze che chiedono il rinnovo per 50 anni? “Tutto è possibile, ma è più probabile che qualcuno si opponga all’attribuzione della concessione o della delibera di prolungamento in sede giudiziaria. Basta che un soggetto impugni l’assegnazione davanti al Tar perché si blocchi tutto”, conclude Maresca.
IL COMMENTO
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