
In base allo studio, il 47,6% della spesa dei diportisti riguarda i servizi portuali e la gestione della barca per un totale di 697,2 milioni di euro l'anno. Il 52,4% riguarda invece spese sul territorio, pari a 771,1 milioni, per un totale di un miliardo e 468 milioni di euro. Significativo il dato sul contributo del diportismo al Pil regionale: fatta 100 la media delle regioni marittime il contributo è pari a 305 nell'alto tirreno, 85 nel medio-alto adriatico, 69 nel tirreno centrale, 33 al sud. Fra gli elementi di freno figurano, anche se diminuiti negli ultimi tempi, i controlli in mare: mediamente un controllo ogni 180 giorni per le barche, contro un controllo ogni 5.244 giorni per le auto. Il turismo nautico, ha sottolineato Ugolini, può crescere ancora nei prossimi anni ma necessita ancora di miglioramento sia sul fronte della legislazione fiscale che su quello dell'infrastrutturazione dei porti turistici.
Nonostante gli ultimi sette anni di crisi, ha sottolineato Roberto Perocchio, sono stati realizzati 20.300 posti barca, 19.400 sono in costruzione e se ne potrebbero aggiungere altri 50 mila lavorando sulle tante aree costiere ancora dismesse Italia.
IL COMMENTO
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