
La querelle risale a qualche mese fa. Ora, però, la Città Metropolitana fa sul serio. E invia al Ministero un’ingiunzione di pagamento. Poi, se i soldi non arriveranno, partirà l’esecuzione di sfratto. A spiegare i fatti è Alfonso Gioia, consigliere delegato al bilancio, che legge da una tabella: “Gli Interni hanno nei nostri confronti un debito di 3 milioni e 900 mila euro. Dal 2010 al 2012 ci hanno versato 671 mila euro. Nel 2013 non è arrivato niente. Nel 2014 solo 570 mila. Quest’anno, in ritardo di dieci mesi, ci è arrivata solo una prima tranche di 280 mila euro. Teniamo pure presente che l’agenzia del demanio ha fatto una stima di congruità e ci ha detto che, dal 2009 in poi, il canone doveva ammontare a 1,2 milioni di euro”.
Insomma, fatti due conti, la sostanza è questa: lo Stato deve quasi quattro milioni alla Città Metropolitana di Genova. Che, vuoi per questi ritardi, vuoi per altre ragioni, si trova in perenne difficoltà finanziaria. E la protesta odierna dei lavoratori Atp è lì a dimostrarlo. “Non possiamo mettere soldi – dice Gioia – perché non ne abbiamo. Non possiamo garantire risorse per il prossimo anno. È uno scaricabarile, sì, ma a cominciare dallo Stato”.
Intanto, la Città Metropolitana ha preso contatti con una società privata che ha fatto richiesta di acquistare l’edificio. “Meglio togliersi un immobile che tenersi un affittuario con grosse difficoltà a pagare”, sentenzia Gioia.
IL COMMENTO
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