cultura

Una storia di apprendistato nell'età adulta
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Una volta tanto partiamo dal titolo originale, quello giapponese: ‘An’, che è il nome di una pasta di fagioli rossi canditi che serve alla preparazione di piccoli dolci tradizionali chiamati dorayakis. Da qui, è facile intuire come ‘Le ricette della signora Toku’ di Naomi Kawase sia un film nel quale si parla di cibo usandolo come metafora. Tutto gira intorno ad una modesta caffetteria e pasticceria di Tokyo gestita dal trentenne Sentaro. Quando una vecchia signora, Tokue, si offre di dargli un aiuto in cucina dapprima gentilmente rifiuta per poi capitolare quando la donna, il giorno dopo, gli porta i suoi manufatti arricchiti da questa irresistibile salsa.

Così, il piccolo esercizio commerciale a poco a poco comincia a prosperare grazie alla saggezza dell'anziana e alla sua pazienza in cucina. E col trascorrere dei giorni, Sentaro e Tokue danno vita ad una relazione ricca di reciproco rispetto e fiducia che li arricchirà entrambi e nella quale entrerà a far parte anche la giovane Wakana. Il film, nel quale il cibo rappresenta il legame fra i personaggi principali, affronta con sensibilità temi non banali: l'illusione e la passione per il proprio lavoro; l'importanza della trasmissione dell'esperienza; la necessità di amare la vita nonostante il dolore che a volte porta con sé; l'obbligo che tutti dovrebbero avere di trattare con sensibilità gli altri in una società sempre più stressante e straniante.

Una storia di apprendistato nell'età adulta e nello stesso tempo la scoperta di una migliore forma di guardare il mondo. I tre protagonisti ci mostrano un quadro dell’esistenza nelle sue tre età, interpretando esseri solitari che hanno bisogno della comprensione di altri per vivere veramente. Perché una vita rinchiusa nella solitudine ed il silenzio, sembra dirci la regista giapponese, non è pienamente una vita. E se qualcosa ci insegna la pasticceria di Sentaro è che le cose vanno fatte sempre con calma e mai con fretta anche se questo film forse meriterebbe di essere guardato solo per vedere come si preparano i dorayakis