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"Sulla sicurezza continuiamo a investire cifre importanti"
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Il ministro dell’interno, Angelino Alfano, sbarca a Genova per presentare il suo ultimo libro, “Chi ha paura non è libero”. In una terra di frontiere e traffici globali, continuamente nel mirino dell’antiterrorismo, parla di sicurezza, questure, prefetture e stadi. E, intervistato dal direttore di Primocanale Giuseppe Sciortino, annuncia che "per la Questura di Genova il Prefetto è in cerca di una nuova sede"

Genova è una città che conosce bene...
Sì, apprezzo molto lo spirito genovese. Per me rimane una grande capitale italiana.

Tra l’altro anche lei è stato in prima fila sulla crisi 'migranti' al confine Italia-Francia. Frontiere da aprire o da chiudere?
Oggi è stata deliberata la nascita di un corpo di guardia a presidio delle frontiere europee. Si pensi che nessun gruppo di stati ha cancellato le frontiere interne, come ha fatto l’Europa con Schengen, senza presidiare quelle esterne. È un passo importante. Ma il tema frontiera lo abbiamo affrontato come ministri dell’interno dei 28 paesi dell’Ue con la direttiva “passenger name record”. Chiediamo alle compagnie aeree di registrare i nomi dei passeggeri e di renderli disponibili alla polizia per 5 anni. Una piccola limitazione della privacy giustificata da ragioni di sicurezza.

Lei ha alzato il livello di allerta, soprattutto dopo i fatti di Parigi. Qual è il livello di rischio in Liguria, e in particolare a Genova, la porta del Mediterraneo?
Abbiamo una consapevolezza: nessun paese a rischio zero, nemmeno l’Italia. Ma noi abbiamo lavorato sulla prevenzione, in modo da diminuire il coefficiente di rischio Come lo abbiamo fatto? Abbiamo controllato oltre 56 mila persone da inizio anno, non casualmente, ma basandoci su informazioni che avevamo. Abbiamo perquisito oltre 8 mila veicoli e controllato 160 navi. Sono stati espulsi 60 soggetti con segni di radicalizzazione, e tra questi c’erano 4 imam che predicavano violenza. In Italia ciascuno può pregare il dio che vuole, ma inneggiare all’odio e alla violenza è questione ben diversa. Poi, in Italia ci sono 3,5 milioni di musulmani, sarebbe stupido regalarli al califfo.

Prevenzione significa anche investimenti, eppure a Genova la Questura non paga l’affitto alla Città Metropolitana da tre anni. Inoltre, le squadre speciali lamentano che c’è poco tempo per addestrare gli agenti.
Sulla Questura, ho parlato con il Prefetto Fiamma Spena: tutti i crediti risultano pagati. Ma insieme a lei ci siamo già attivati per trovare una nuova sede, se ce ne fosse bisogno. Ricordo che nelle scorse ore la commissione bilancio ha approvato un emendamento alla legge di stabilità per stanziare 1 miliardo di euro in più per sicurezza e difesa.

Ma le forze armate sono pronte per fronteggiare un attentato?
Abbiamo fatto diversi investimenti. Abbiamo speso 150 milioni per la cyber security. Quando ci fu la strage al tribunale di Milano, l’assassino fu catturato perché una telecamera registrò la targa della sua auto, e poi, attraverso un meccanismo digitale ed elettronico, è stato rintracciato. Da quando sono io al Viminale non sono mai state ridotte le risorse per le forze dell’ordine. E mi prendo lo stesso impegno per il tempo a venire.

Però è facile vedere agenti con divise diverse tra loro, vuol dire che mancano soldi...
Il sistema, finora, ha funzionato: sono stati anni di crisi, ma siamo riusciti comunque a recuperare tanti finanziamenti. Non siamo nel paradiso terrestre, ma fin qui abbiamo retto alla sfida della sicurezza. Tutto funziona, è sotto gli occhi di tutti. Stamattina 37 arresti per componenti della ‘ndrangheta, la scorsa settimana altri arresti per mafia, per l’apertura Scala a Milano è filato tutto liscio, a Roma per il Giubileo tutto ok: questi sono risultati.

Veniamo sull’emendamento alla finanziaria che blocca la chiusura di 23 Prefetture: tra queste c’è quella di Savona. Un passo indietro rispetto alla spending review...
Sono contento di aver impedito questa chiusura. Ma la scelta che ho fatto è generale. Ho voluto evitare questi tagli per mantenere alta la sicurezza e dimostrare che lo Stato non fa passi indietro, anzi, avanza il livello attenzione dove necessario. Invece di tagliare in periferia, abbiamo deciso di tagliare a livello centrale, a Roma, al Viminale.

Terrorismo, ma anche tifosi violenti. Gli stadi in Italia sono un’emergenza?
I riflettori sono sempre accesi sulle sempre. Gli incidenti che vedono agenti feriti sono molto diminuiti, abbiamo continuato a dare ottime risposte sulla sicurezza. Bisogna restituire il pallone alle famiglie e toglierlo ai violenti che sfogano le proprie frustrazioni con una partita di calcio. Per quanto riguarda il terrorismo, fin qui non abbiamo constatato niente di grave. Per i controlli si paga un conto salato, è spiacevole vedere la curva vuota.  Ma la sicurezza viene prima di tutto.

Anche perché “Chi ha paura non è libero”, come recita il titolo del libro che ha pubblicato.

Sì, rappresenta lavoro di questi 2 anni e più contro il terrorismo. Ho messo ordine in tutte le mie riflessioni. Ho anche creato una sorta di vocabolario Isis, credo sia venuto fuori qualcosa che può essere un aiuto alla conoscenza. Avevo notato un deficit di consapevolezza sulla forza che ha l’Isis. Anche in ragione dei fatti di Parigi, credo tutti stiano prendendo consapevolezza del più grosso attacco all’Occidente dalla Seconda Guerra Mondiale.