Continuano a passare i giorni e le settimane e il gap fra l’annuncio e il varo del regolamento sulle concessioni portuali che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti deve varare da 21 anni, dato da mesi per imminente dall’attuale titolare del Dicastero di Porta Pia Graziano Delrio ma ancora non pervenuto, continua ad allargarsi.
E le notizie che arrivano da Bruxelles non confortano. Secondo quanto riferito già un paio di mesi orsono dallo stesso Delrio, il provvedimento (di cui a ottobre cominciò a circolare una bozza) avrebbe dovuto semplicemente essere firmato dal Ministro dell’Economia. Non prima, però, di aver ottenuto l’ok alla valutazione sulla compatibilità con l’ordinamento comunitario da parte della Commissione Europea cui, secondo quanto riferito fra gli altri da Assiterminal, il Governo avrebbe a tal fine sottoposto il dossier.
Per questo ha suscitato un certo allarme, appena prima della fine dell’anno, l’articolo del Corriere della Sera che inseriva il tema del regolamento delle concessioni portuali in una lista di ‘provvedimenti problematici’ in merito ai rapporti fra Governo e DG Competition. C’è dell’altro, però. Passate due settimane una portavoce della DG Competition ha spiegato a che la medesima Direzione Generale “non è intervenuta, non è coinvolta in questo ambito legislativo e non sta quindi valutando questo atto”. Anche la DG Move ha dato una risposta dello stesso tenore e così la DG Grow (responsabile per il mercato interno), cui altre fonti sostengono si sarebbe indirizzato il Governo (nello specifico alla funzionaria specializzata in appalti pubblici Paola Zanetti).
Insomma, sembrerebbe che il Governo (che pure non ha mai smentito il Corriere) a Bruxelles il regolamento non lo abbia mai neppure portato. Marco Conforti, presidente Assiterminal, ha dichiarato di non saperne nulla, mentre, irrintracciabile in queste ore Ivano Russo (l’assistente di Delrio indicato da più parti come il responsabile della ‘missione’ belga), nessun chiarimento è stato fornito dall’ufficio stampa del Ministro.
Ma una conferma è arrivata dalla Rappresentanza italiana alla Commissione Europea (attraverso cui devono passare gli atti che il Governo vuole sottoporre alla Commissione): “Abbiamo contattato il competente Ministero dei Trasporti per verificare lo status della procedura in questione che, essendo tuttora in corso, non è ancora di competenza della scrivente Rappresentanza”.
Il che significa che, a dispetto delle promesse del Governo, ci vorranno mesi perché si arrivi alla definitiva emanazione del regolamento, che il terminalismo portuale italiano continuerà ad esser disciplinato dalle norme vigenti e che permarrà l’incertezza – dovuta ai dubbi sulla compatibilità di queste con l’ordinamento comunitario – che ha portato alle note difformità di comportamento fra Autorità Portuali italiane, con alcune che hanno concesso proroghe e altre che hanno frenato.
Intanto sul tema è tornato all’attacco il senatore Maurizio Rossi, che ha in proposito inviato una lunga missiva alla presidente del Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, recapitata per conoscenza anche a Delrio, all’Antitrust, all’Autorità Portuale di Trieste e ai colleghi dell’ottava commissione del Senato.
“Mi sorprende sinceramente vedere che anche a Trieste si rinnovano concessioni per 60 anni” ha scritto Rossi con riferimento alla recente proroga assentita al TMT – Trieste Marine Terminal. “Non metto in dubbio la qualità dell'operatore portuale che si è impegnato in un investimento molto importante e almeno nel vostro caso leggo che una parte degli investimenti avrebbe un cronoprogramma preciso per almeno 100 milioni di euro su 180 totali promessi nei 60 anni. Rilevo anche che ci sono però altri investimenti pubblici per 50 milioni che rendono ulteriormente interessante investire nel porto di Trieste. Quindi penso che sarebbe stato opportuno procedere con una gara, vista peraltro la durata lunghissima della concessione, che di fatto diventa una ‘privatizzazione’ di un'area demaniale”.
In proposito Rossi (che si è diffuso anche sui rinnovi di La Spezia e Savona e sulla peculiare situazione genovese) ha anche citato il parere pro veritate recentemente chiesto allo Studio legale Loiodice&partners, evocando la necessità di “fideiussioni a garanzia degli investimenti promessi” e il rischio di apertura di procedimenti di infrazione europei. “Sarebbe opportuno valutare attentamente se quanto sta avvenendo nei porti italiani sia un modo per arrivare alla riforma con le banchine già occupate per i prossimi 60 anni. Sarei lieto di conoscere il suo pensiero in merito, sia come responsabile delle infrastrutture e trasporti del PD, sia come Presidente di Regione, che, da quanto appare, ritiene di non attendere né la riforma né il regolamento emanando del Suo collega di partito Ministro Delrio, per assegnare le banchine che dovranno portare l'Italia ad avere un sistema portuale al pari degli altri Paesi europei” ha concluso Rossi.
In collaborazione con ship2shore.it
porti e logistica
Concessioni portuali, ancora giallo a Bruxelles: il regolamento promesso da Delrio non è mai andato in Commissione
Intanto Rossi scrive a Serracchiani sul caso Trieste
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