Politica

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E ora la politica si divide sulle scritte a Bagnasco. Se la solidarietà arrivata in questi giorni all’arcivescovo di Genova e capo della Cei può dirsi bipartisan, c’è sempre qualche distinguo. Bastava partecipare all’ultima seduta di consiglio regionale, quando non tutti i gruppi politici hanno sottoscritto il documento di condanna delle prime scritte, per rendersene conto. Qualcuno è uscito dall’aula al momento di votare, altri hanno dato il loro assenso solo dopo una discussione interna. Ora c’è chi si dice disgustato di fronte alle nuove minacce (quelle firmate con falce e martello e stella a 5 punte e quindi connotate politicamente) e chi, invece, preferisce un insolito silenzio. Che qualcuno ha subito rimarcato. Se i candidati a sindaco e alla presidenza della Provincia di Genova si sono schierati in prima fila contro i nuovi inquietanti gesti, da certe istituzioni come comune e Regione stavolta non è arrivato alcun commento. Tanto che dal centrodestra i due candidati alle elezioni Musso e Oliveri fanno sapere di avere “dolorosamente avvertito alcune ambiguità da parte di rappresentanti delle istituzioni nell’espressione della solidarietà a Bagnasco”. E chiedono a tutti i politici, di tutti i partiti, di non tirarsi indietro e di prendere una posizione chiara e netta in direzione dei valori cattolici. Ecco, dunque, che si torna al principio, a una divisione più politica che culturale. E nel dibattito si inserisce anche Haidi Giuliani, madre di Carlo Giuliani, senatrice di Rifondazione Comunista: “Sono scritte stupide a cui non va data rilevanza perché ci sono problemi ben più seri dei quali forze dell’ordine e politica dovrebbero occuparsi”. E poi rincara la dose sottolineando che nella battaglia sui Dico la chiesa sta dimostrando una certa debolezza, quando invece –dice– dovrebbe ascoltare le istanze che vengono dalla società. Insomma, le scritte contro Bagnasco, minacce di morte comprese, per qualcuno, di fronte alla politica, passano in secondo piano. (Davide Lentini)