
L’affascinante mondo del circo, che incanta grandi e piccini, rappresenta una tradizione lunga secoli tramandata di generazione in generazione, che presenta segreti e leggende misteriose. Ma non è tutto oro ciò che luccica: quello che viene mostrato come evento naturale e un po’ magico, a volte, nasconde sconcertanti retroscena.
Gli animali che saltano, eseguono ordini alla perfezione e interagiscono con l’uomo in modo del tutto ‘umano’, rappresentano solo l’apparenza di una vita felice. Tra le transenne, i grandi camion, qualche ciuffo di paglia e il rumore degli zoccoli sull'asfalto. È qui che trascorrono la maggior parte del loro tempo, prima e dopo le esibizioni, in attesa di ripartire. Questo è il destino di una vita per qualche ora di 'divertimento' a cui sono piegate le tante specie animali che vengono coinvolte da sempre sotto i tendoni colorati del circo.
Piazzale Kennedy, così, diventa uno dei tanti soggiorni ‘toccata e fuga’ di questi animali viaggiatori impiegati per divertire l’uomo tra gabbie, catene, cibo scarso e temperature non esattamente adatte.
Animali nati liberi e imprigionati per diventare fenomeni da baraccone: uno scenario che in questi giorni è possibile vedere a pochi passi dal centro città. Ed è la vita di alcune bestie che al calar del sole diventano protagonisti accondiscendenti dello spettacolo circense, complice anche la finzione teatrale. Tuttavia è di giorno che mostrano la loro fragilità.
Sedersi, per un elefante, non è un gesto normale: la vita nella savana, infatti, non lo prevede. Pertanto, ciò che spesso viene definito come ‘addomesticamento’ o ‘ammaestramento’ non arriva dopo un iter pacifico, ma comporta costrizione e nessun tipo di divertimento.
In questo scenario, probabilmente, qualcuno che vorrebbe ‘levare le tende’ c’è.
IL COMMENTO
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