Acqua torbida, alghe nere, miasmi, pezzi di carta igienica. Succede quattro volte all'anno, in periodi di grazia solo due, l'ultimo episodio lo scorso novembre. Gli abitanti di Rivarolo, sulle sponde del rio Torbella, non sanno più come segnalarlo: gli sversamenti nel corso d'acqua, veri e propri scarichi di fogna, si ripresentano puntuali da almeno sei anni. E nessuno si è mai mosso per risolvere il problema.
Giovanni Gualdi e Franco Fontana sono due residenti della zona. "Abbiamo denunciato la situazione, in primis per telefono, ma è stato sempre inutile. Continuano a ignorarci. Ora abbiamo mandato una serie di mail al Comune di Genova. Le hanno sul tavolo, non possono far finta di niente", dicono. L'ulima volta a fine 2015. Da un giorno all'altro la cascatella all'incrocio tra via Vezzani e via Torbella si colora di marrone. Per due settimane il quartiere si impregna di puzza.
Se non bastasse la paura di un'alluvione - il rio si ingrossa facilmente e in alcuni punti il letto è ristretto - nel Torbella c'è anche una cloaca che sgorga a orologeria. Si tratta proprio di acque nere, come testimoniano anche i pezzi di carta igienica nelle immagini scattate negli anni da Franco Fontana, fotografo di professione. "Finché qualcuno non chiama Mediterranea Acque, continua così. L'ultima volta sono arrivati e hanno sorbonato il pozzetto. Un piccolo intervento che però non risolve il problema, infatti dopo quattro giorni eravamo di nuovo da capo", racconta Gualdi.
Tutto inizia nei pressi del quartiere popolare di Begato, che sovrasta la vallata. I tubi arrivano da lassù e passano tra le case di Rivarolo, sempre più fitte man mano che si scende a valle. Lo scarico incriminato attraversa un'abitazione privata poco prima di sfociare nel Torbella. Sulla riva opposta sorge un'officina, invivibile quando il Torbella diventa una fogna a cielo aperto. Un altro punto dove si verificano sversamenti è all'altezza del supermercato Basko di via Vezzani. "È così almeno dal 2010 perché lo abbiamo documentato, ma forse anche da prima. C'è un problema idraulico su al Cige, lo sanno ma non intervengono", dicono Gualdi e Fontana.
Un problema che, oltre a creare disagi alla popolazione, ha distrutto un intero ecosistema. Fontana sospira: "Qui una volta c'erano pesci, aironi, anatre. Era un rio pieno di vita. D'accordo, c'erano anche i cinghiali. Ma ora, forse, non ci vengono più neanche le zanzare". Le foto riprendono le pozze torbide coi pesci mezzi morti che boccheggiano fuori dall'acqua. L'acqua avvelenata passa proprio in mezzo alle case: "Più giù il rio si incanala tra due edifici, non so come facciano quelli che abitano lì".
Come uscirne? "Contatteremo i Carabinieri, crediamo che questa faccenda abbia rilievi penali. Noi lo abbiamo segnalato in tutti i modi, persino ad Arpal. I vigili hanno detto che è competenza della Asl, la Asl ha demandato ai vigili. È il solito rimbalzo di responsabilità. Ma qui c'è qualcuno che può intervenire e non lo fa", attacca Gualdi. Intanto, a pochi metri di distanza una patina di schiuma biancastra galleggia a pelo d'acqua. I liquami scorrono lenti verso il Polcevera. E di lì, tra qualche chilometro, troveranno il mare.
cronaca
Fogna a cielo aperto nel Torbella, gli abitanti di Rivarolo: "Il Comune continua a ignorarci"
Acqua avvelenata da anni: "Nel rio non c'è più vita"
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