cronaca

Confermata la sentenza del Tar nel 2015
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Giovanni Toti e la sua maggioranza non avranno l'aumento di consiglieri richiesto nel 2015. Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato dal Presidente della Regione confermando di fatto la sentenza del Tar, che aveva bocciato la domanda di Toti nell'ottobre dello stesso anno. 

Il centrodestra regionale aveva chiesto di portare a 34 il numero dei consiglieri per garantire la governabilità. Toti temeva che la superiorità numerica risicata (16 consiglieri a 15) potesse mettere a rischio il principio maggioritario garantito dalla legge elettorale, che assegna al vincitore delle elezioni la maggioranza automatica attraverso il premio di maggioranza. 

Già allora i giudici si erano opposti chiamando in causa la spending review di Monti, che puntava proprio sulla riduzione delle assemblee legislative per tagliare i costi della spesa pubblica. Soddisfatto il Movimento Cinque Stelle, che anzi aveva chiesto di portare il numero a 30: "Oggi ha vinto la buona politica. Con questa sentenza è stata giudicata definitivamente inammissibile la richiesta di sottrarre seggi alle minoranze per garantire maggiore governabilità.



 Il MoVimento 5 Stelle era stata la prima forza politica a denunciare una simile forzatura delle regole, costituendosi a proprie spese: unici consiglieri regionali, per altro, a scegliere questa strada.
"Ora anche un organo di rilievo costituzionale conferma che avevamo ragione - spiegano i portavoce pentastellati - Al di là degli aspetti tecnici e giuridici, questa sentenza ristabilisce un principio che il MoVimento 5 Stelle pone da sempre al centro di tutti i suoi programmi elettorali, in Liguria e non solo: il taglio ai costi della politica".
"Con questo scopo - fanno sapere i portavoce M5S - si era deciso, due anni fa, di ridurre a 30 il numero di consiglieri, in base a un rapporto proporzionale tra la popolazione ligure e i suoi rappresentanti in Regione. Aggirare questa norma avrebbe significato scardinare questo principio,facendo spendere ai cittadini centinaia di migliaia di euro ogni anno per pagare stipendi a consiglieri regionali non previsti dallo Statuto. Di più: aggiungere un seggio alla maggioranza, a discapito dell’opposizione – come chiedeva uno dei tre ricorsi iniziali – avrebbe significato sconfessare il voto espresso dagli elettori il 31 maggio scorso, in un rovesciamento della volontà popolare che evoca epoche e scenari cupi".