
Come hanno denunciato alcuni steward con una lettera aperta a Primocanale, il debito complessivo si aggira attorno ai 400mila euro e il flusso finanziario nei confronti dell'aggiudicataria del servizio si sarebbe interrotto da mesi. Preceduta da una manifestazione simbolica, l'attività verrà comunque garantita, a tutelare il regolare svolgimento della partita più attesa dell'anno. Ma questa vicenda, dalle dimensioni marginali in un quadro in cui i club professionistici fatturano per decine se non centinaia di milioni, rimane comunque poco onorevole, per l'immagine di Sampdoria e Genoa, accomunate sia da una posizione di classifica certo non splendida che dai crescenti interrogativi sulle prospettive delle rispettive proprietà.
Dai bilanci fin qui disponibili, la fotografia è quella di due club votati ad autofinanziarsi con le cessioni, per l'indisponibilità o l'impossibilità alla ricapitalizzazione da parte degli azionisti. Perciò le lungaggini relative a un debito da onorare tutto sommato modesto, come quello verso la società degli steward, indicano obbligatoriamente due strade, entrambe di scarsità: la prima riguarda la serietà imprenditoriale, la seconda la stessa solidità economica complessiva.
D'accordo che il calcio è un mondo a parte con regole tutte sue, ma i debiti andrebbero onorati nei tempi convenuti, anche e soprattutto se di modesta entità e verso controparti “deboli”. Lasciare sospesi in giro, quali che siano i creditori e l'entità delle somme, non è certo il migliore biglietto da visita per un futuro roseo, per due società non a caso al centro di ricorrenti voci su avvicendamenti al vertice, per ragioni di salute pubblica. Comunque, per ora, buon derby. E che gli steward vengano pagati.
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IL COMMENTO
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