cronaca

L'ex ministro imputato per finanziamento illecito a singolo parlamentare
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"Nessun trattamento diverso, al massimo soltanto amichevole, non fosse altro per la pubblicità che avrei potuto fare all'azienda se avesse eseguito bene i lavori com'era sempre avvenuto in passato". Così l'ex ministro Claudio Scajola durante la deposizione in tribunale a Imperia. Il processo lo vede imputato per finanziamento illecito a singolo parlamentare, sulla base di presunti sconti ricevuti dalla ditta che ristrutturava Villa Ninina, sua residenza di famiglia sulle alture di Imperia.

La deposizione di Scajola è stata preceduta da quella del coimputato Ernesto Vento, amministratore unico della Ar.Co., che eseguì i maggiori interventi di muratura, tra il 2004 e 2008. Alle domande del pm Alessandro Bogliolo, Scajola ha raccontato di aver avuto i primi contatti con la Ar.Co. nel 2001, quando eseguì interventi di sicurezza nell'abitazione, per conto del Governo, all'epoca in cui era ministro dell'Interno.

Scajola ha sottolineato che non avrebbe potuto garantire nulla in cambio di eventuali sconti alla Ar.Co., visto che la società si occupava quasi esclusivamente di lavori per privati e non appalti pubblici. Con la ditta c'era un grande rapporto di fiducia, dovuto anche all'amicizia in comune con l'ingegnere Giovanni De Cicco, direttore dei lavori di Villa Ninina.

Sul fatto che i lavori vennero pagati da Scajola, tramite la vendita di un terreno di famiglia, quattro anni dopo l'inizio degli stessi e che la ditta aspettò tutto quel tempo, anticipando tutte le spese, Vento ha dichiarato di essere sempre stato tranquillo della solvibilità di Scajola e che la ritardata vendita era dovuta a problemi amministrativi. Ha poi aggiunto che prima di allora l'onorevole aveva commissionato alla ditta interventi per circa mezzo milione e quindi Scajola era "un buon cliente" che andava trattato come tale.