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Molti i giornalisti iscritti nella "lista nera" del magnate
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Un black out dei media contro Donald Trump: lo ha proposto il columnist del Washington Post Dana Milbank dopo che il candidato repubblicano ha ritirato le credenziali al quotidiano per un titolo forzato dopo la strage di Orlando.

"Trump va ben oltre Nixon quanto ad ostilità nei confronti dei media", ha scritto Milbank sul giornale della capitale. "Per fortuna c'e' una risposta adeguata alle sue liste nere: un black out di Trump". Che non significa, spiega il columnist, smettere totalmente di seguire il tycoon nelle sue quotidiane sparate a tutto campo: "Sarebbe venir meno al nostro dovere civico di cronisti". Piuttosto, di porre fine alla pubblicita' gratuita e acritica che finora la stampa ha regalato al miliardario e che lo ha aiutato a conquistare la nomination repubblicana.

Tra Trump e la stampa il rapporto non è semplice: "Se eletto non butterò fuori i giornalisti dai briefing della Casa Bianca", ha detto oggi il tycoon spiegando alla Cnn perché è diverso adesso: "Ora sono un candidato, prendo in affitto grandi spazi e ho facoltà di scelta, ossia di negare l'accesso ai membri della stampa".

Succede proprio così: prima di ogni evento i giornalisti, nelle liste nere o no, devono chiedere il permesso di entrare. Vengono poi avvertiti se la richiesta e' stata accolta. Le liste nere sono ormai affollatissime.

Altre iniziative del candidato presidente sono quella di modificare le leggi sulla diffamazione per portare in tribunale i giornalisti con più facilità oltre a utilizzare norme anti-trust nei confronti del proprietario di Amazon e del Washington Post Jeff Bezos. Non ha risparmiato attacchi anche alla CNN revocandogli la licenza di andare in onda.