
Intanto al parco Roja, che dovrebbe ospitare il centro d'accoglienza temporaneo, i lavori procedono molto a rilento (per usare un eufemismo). Dopo i tanti sopralluoghi effettuati in queste ultime settimane, al momento sono state completate soltanto le opere che riguardano le fognature e l'acqua. Dei moduli abitativi, che sarebbero dovuti arrivare in queste ore, neppure l'ombra. Non a caso gli abitanti delle Gianchette, stanchi di reggere sulle proprie spalle l'interno fenomeno migratorio della città di confine, hanno promosso una petizione per chiedere alle istituzione di accelerare i tempi.
Non va dimenticato, tuttavia, che il centro potrebbe accogliere soltanto 200 persone. Molte meno di quante attualmente sono presenti a Ventimiglia. Il centro sarebbe dunque un palliativo, non una cura. Questo anche a fronte di quanto rilevato dalla Caritas, che con il suo direttore Maurizio Marmo ha reso noto che “Solo nell’ultimo mese sono passati dalla struttura ventimigliese circa 3 mila persone”. Numeri importanti che - accompagnati alla consapevolezza che i mesi con gli afflussi maggiori sono ancora da venire - rendono bene l'idea dello sforzo chiesto alla città di Ventimiglia e ai suoi cittadini.
IL COMMENTO
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