cronaca

Ma difende le scelte fatte: "Era l'unica manovra da fare"
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La Jolly Nero era una "nave di zombie", dove nessuno "diceva nulla", dove "nessuno disse che c'era un'avaria" e che forse doveva "essere assistita da quattro rimorchiatori e non da due". È la testimonianza del pilota del porto Antonio Anfossi, imputato nel processo insieme ad altre cinque persone per il crollo della torre piloti avvenuta il sette maggio 2013 costato la vita a nove persone.

Anfossi ha comunque difeso le scelte fatte quella sera. "Quella era l'unica manovra da fare - ha spiegato - con una nave che funzionava. Ma nessuno mi comunicò che c'erano dei problemi. Ho suggerito tutti gli ordini al comandante perché lui stesso non mi disse che i motori non erano partiti". E quando solo a 70 metri dalla torre gli venne comunicato che qualcosa non andava "tentai in tutti i modi di evitare l'impatto, fui l'unico a prendere delle decisioni, mentre tutto gli altri stavano zitti e sembravano zombie".