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Il leader del Family Day a Genova: "Fermare il centralismo autoritario"
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Massimo Gandolfini passa da Genova per spiegare le ragioni del suo 'no' al referendum costituzionale di novembre. Il leader del Family Day, la contestata manifestazione romana contro la legge Cirinnà sulle unioni civili, sta portando in giro per l'Italia il vessillo di una nuova crociata politica, quella del comitato nazionale “Difendiamo i nostri figli” contro il governo Renzi. Una battaglia che, dice, non è una vendetta, ma piuttosto la constatazione che questo esecutivo è insensibile al “sentire comune degli italiani” e quindi antidemocratico.

Ma come si legano i due aspetti? “Proprio con le unioni civili. Il 30 gennaio avevamo chiesto attenzione alla sensibilità del popolo italiano, che in base alla sua cultura considera la famiglia come una società naturale fondata sul matrimonio, così come sancito dalla costituzione. Questa istanza è stata totalmente disattesa. È stata approvata una legge brutta, che parifica le unioni omosessuali alla famiglia eterosessuale aperta alla vita”.

Quindi è una rivalsa? “Di certo è un giudizio politico, ma non è una ripicca o una vendetta. Già allora capimmo che Renzi stava portando avanti la strategia delle lobby contro la famiglia e la vita. Se un domani il Governo gestisse un'unica camera col 45% dei voti, in combinato con l'Italicum, sarebbe pericolosissimo. Si avrebbe meno democrazia e più centralismo. Il Governo ha scelto di non rappresentare questo popolo, e anche noi facciamo una scelta: la normale conseguenza è votare no”.

Gandolfini pone l'accento sullo sbilanciamento dei poteri a favore della Camera previsto dalla riforma e sulla legge elettorale (che però non sarà materia di consultazione popolare) che assicurerebbe il premio di maggioranza anche a chi ottenga meno della metà dei voti. Ma ad essere bocciati sono anche altri aspetti: “Il rapporto tra Stato e autonomie sarà ancora più confuso, aumenteranno i contenziosi. Non è vero che sarà snellito l'iter legislativo. Lo ripeto, il centralismo autoritario che già non ha tenuto conto dell'opinione di centinaia di migliaia di persone va fermato”.

E la campagna sul Fertility Day, che ha già innescato una feroce polemica? “Nella sua struttura portante è giusta, ma così è solo bieca demagogia. Bisognerebbe mettere un po' i punti a posto. Promuovere la maternità e paternità responsabile significa anche avere politiche a favore. Ma di sicuro va scongelato l'inverno demografico, e per farlo è necessario un cambio culturale. Le famiglie numerose devono essere viste come una risorsa, non come un peso”.