Con il referendum costituzionale del prossimo autunno, si andrà a votare pro o contro la riforma Boschi-Renzi. Perché votare Sì o perché votare No? Proseguiamo con l'analisi di Alice Salvatore. portavoce regionale del Movimento 5 Stelle.
Caro direttore,
parto da una citazione: “chi riesce a dire con venti parole ciò che può essere detto in dieci, è capace pure di tutte le altre cattiverie”. Chissà cosa avrebbe detto Giosuè Carducci se avesse letto l’articolo 70 della Costituzione secondo Boschi e Verdini? La nuova madre (aiutata dal “padrino”) costituente è riuscita nell’impresa di sostituire 9 parole di una chiarezza e una pulizia esemplari (“La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”) con addirittura 439 vocaboli, in una neolingua oscura e tortuosa che, più che le Odi carducciane, ricorda tanto l’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria.
È l’emblema di una “schiforma” costituzionale che accrescerà i privilegi della casta e indebolirà i diritti dei cittadini; aumenterà le prebende invece di abbattere i costi; complicherà la macchina istituzionale invece di semplificarla. Dietro la narrazione renziana c’è un fenomeno di ipnosi collettiva che, ad altre latitudini e in altre epoche, aveva un nome preciso: propaganda di regime. Grazie a cui è possibile far passare qualunque menzogna, alcune delle quali macroscopiche.
Un esempio? “La riforma costituzionale abolirà il Senato”. Niente di più falso. Non solo lo mantengono, ma non ce lo fanno neppure più eleggere. I nuovi senatori saranno frutto di un minuzioso scouting dei partiti tra la classe politica più indagata e corrotta di sempre: i consiglieri regionali. Che, a Roma, potranno godere di tutti i privilegi della casta, diaria e immunità parlamentare comprese. Insomma, un dopolavoro di lusso per la vecchia politica, con immunità (o impunità?) garantita.
Altro andante molto di moda: “La riforma snellirà la macchina legislativa”, quando, nella realtà, la renderà solo più contorta e complicata: da un sistema unico di approvazione delle leggi, si passa a 12 sistemi diversi, ognuno più tortuoso e cervellotico dell’altro. Ufficio complicazione affari semplici.
Sì, d’accordo, ma, “grazie a questa riforma risparmieremo un sacco di soldi”. Conti alla mano, il risparmio non raggiunge neppure 50 milioni degli oltre 500 milioni di euro che ci costa il Senato: meno del 10%. Mentre gli stipendi dei commessi in Senato lieviteranno misteriosamente... Insomma, tanto rumore per nulla.
Mentre crescono i privilegi della politica, si riducono gli spazi di democrazia. E, da domani, se la "schiforma" dovesse passare, per proporre una legge di iniziativa popolare non basterà più raccogliere le 50mila firme necessarie oggi. Ne serviranno 150mila: il triplo! E in quella colata informe di inchiostro che è un la "schiforma" non c’è una sola riga su questioni – quelle sì – attualissime come la regolamentazione sui procedimenti elettorali o il rapporto con l’Unione Europea, che, all’epoca in cui è stata scritta la Costituzione, non esisteva.
Votare No al referendum di novembre significa dire No a chi vuole smantellare l’unica vera carta dei diritti ancora esistente; No ai privilegi della casta; No agli inquisiti in Parlamento; No alla finta lotta agli sprechi; No all’annichilimento morale e sociale di questo paese. E persino lessicale.
politica
"Referendum costituzionale, votare No per evitare che passi la 'schiforma'"
Verso la consultazione popolare
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