cronaca

Cozzi: "Il centro storico non è un rifugio per delinquenti"
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Andava in giro per i vicoli di Genova con addosso una pistola Th. Kommer 6.35 con colpo e un coltello a scatto. Per questo ieri sera Salvatore Tafaria, 51 anni, originario di un paesino in provincia di Reggio Calabria, è stato arrestato dai poliziotti del commissariato Centro.

L'uomo nel 1985 aveva sparato e ucciso un vigile urbano a Canolo (Reggio Calabria). Condannato in appello a 24 anni di reclusione, era uscito nel 2006 grazie all'indulto. Ieri sera, in vico Pepe, alla vista dei poliziotti ha provato allontanarsi insieme ad un'altra persona. È stato bloccato mentre tentava di disfarsi della pistola. Addosso aveva anche un coltello a scatto.

Nessuna traccia dell'amico, spartito nei vicoli. Le perquisizioni svolte nell'auto, sulla moto e nell'abitazione dell'arrestato, nel quartiere Rivarolo, hanno permesso di rintracciare di sequestrare 2 manganelli telescopici, 20 munizioni nascoste in casa, di cui 17 dello stesso calibro della pistola. In particolare, a 3 delle 17 cartucce era stata forata l'ogiva in modo da accrescerne il potenziale offensivo al momento dell'impatto.

Oltre al fermo per i reati di alterazione della matricola e ricettazione, l'uomo è stato denunciato per i reati di detenzione e porto abusivo di armi e porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere. Le indagini dei poliziotti proseguono per cercare di scoprire per quale motivo l'uomo girasse armato.

"Le persone che hanno cattive intenzioni devono capire che il centro storico di Genova non può essere un posto ospitale o un rifugio dove nascondersi per commettere reati". E' il monito lanciato dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi dopo l'arresto di Salvatore Tafaria.

"Occorre una rete di telecamere - continua il procuratore - posizionate nei punti strategici del centro storico affinché vigilino nelle zone più a rischio. Le forze di polizia ma anche il Comune hanno già mappato le "zone rosse", quelle a più alta densità criminale. Ed è proprio lì che occorre intervenire con questi strumenti. Non è verosimile che in quei posti non ci sia un sistema di sorveglianza del genere che ha una duplice utilità: di prevenzione ma anche di repressione".