cronaca

Nei guai 13 giovani che protestavano contro il dittatore Ben Ali
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L'occupazione del consolato tunisino, in via XX settembre a Genova, per protestare contro il dittatore Ben Ali fu un sequestro di persona a scopo di estorsione. Lo ha stabilito il giudice Paolo Lepri il quale ha sospeso il processo appena iniziato davanti a lui e ha trasmesso gli atti al pm per riformulare le accuse. Il pubblico ministero Emilio Gatti aveva contestato il sequestro semplice, che prevede una condanna che va dai sei mesi agli otto anni, mentre il sequestro a fini di estorsione prevede una pena che va dai 20 ai 30 anni.

I fatti risalgono al 22 aprile 2011 quando alcuni tunisini occuparono il consolato a Genova sull'onda delle proteste della Primavera araba. Il gruppo era entrato nella sede diplomatica chiedendo la rimozione del rappresentante diplomatico Slaheddine Ben Abid, accusandolo di essere legato all'ex dittatore destituito.

I 13, difesi dagli avvocati Gianfranco Pagano, Chiara Mariani, Maurizio Tonnarelli, Leonardo Nicotra, Luca Ciurlo e Arturo Bava, avevano impedito al console e ai dipendenti di uscire dalla sede, chiudendola dall'interno, e avevano bloccato tutte le comunicazioni con l'esterno vietando di telefonare. L'occupazione era andata avanti dalle 14:00 fino a notte inoltrata, risolvendosi poi con la liberazione del console e dei dipendenti grazie alla mediazione dei carabinieri.