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“È vero, ha venduto molti giocatori – dice Massimo rispondendo alle voci critiche – ma l’impresa edile e la concessionaria le aveva già, lui non si è arricchito col Genoa. Certo, è stato un grande imprenditore e ha avuto il fiuto durante il boom economico, ma quando c’era da mandare avanti la baracca bisognava ripianare i debiti. Vendere era inevitabile, anche perché non c’erano le entrate che ci sono adesso”.
Massimo Fossati vuole dirlo chiaro: 'o sciô Renso' era un presidente genovese e genoano: “I sacrifici che ha fatto mio padre li ho vissuti in prima persona, coi miei fratelli. Solo un grande tifoso e presidente come lui era poteva farli. Ha gestito il Genoa con grandi sacrifici e tanto sudore. Quando lo prese aveva 300 milioni di debiti da pagare. Fu l’unico che accettò di farlo. Quando se ne andò, per i primi due anni non se ne fece una ragione perché per lui il Genoa era una questione di vita. A tre anni andava già a vedere il Genoa”.
Le contestazioni? “Erano molto diverse da quelle di adesso – dice Massimo – erano contestazioni molto civili di gente che esprimeva il suo parere perché non era contenta. Ma le cose sono state fatte col massimo dell’impegno. In un campionato a 16 squadre era difficile non retrocedere”.
IL COMMENTO
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