cronaca

Ma l'avvocato: "La sentenza potrebbe non essere risolutiva"
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 Via libera al cognome della madre per i figli nati nell'ambito del matrimonio: la Consulta ha dichiarato incostituzionale l'automatica attribuzione del cognome paterno prevista dall'attuale sistema normativo, quando i genitori intendono fare una scelta diversa.

A sollevare la questione era stato il Tribunale di Genova  su istanza di una coppia rappresentata dai legali, Riccardo Passeggi e Simona Schivo. La Presidenza del Consiglio non si era costituita a difesa dell'impianto attuale della normativa.

Ma la pronuncia potrebbe risolvere il problema solo in parte quanto all'attribuzione dei cognomi del padre e della madre ai figli. Lo sostiene l'avvocato trentino Alexander Schuster, che spiega: "Vorrei prima leggere nel dettaglio ciò che ha scritto la Consulta, ma il punto è che da Genova era stato posto il problema della parità tra i coniugi, ovvero quello di non obbligare ad assegnare in automatico il cognome paterno. Se la questione è stata risolta con l'offrire la scelta tra cognome paterno e materno, non risolve ad esempio quello dei miei figli, cioè la richiesta di avere il doppio cognome. In altre parole, la pronuncia non andrebbe nel senso di risolvere la questione del rispetto delle regole di attribuzione del cognome degli altri Stati membri dell'Ue".

"La mia famiglia - chiarisce - si trova con due gemelli primogeniti che hanno il doppio cognome solo grazie alla comprensione del prefetto mentre la più piccola ha solo il mio cognome sul passaporto italiano e la scelta offerta potrebbe essere ora quella di sostituirlo con quello della madre, ma non il doppio cognome. Risultato: i nostri tre figli avrebbero cognomi diversi fra loro. Per questo speravo che i giudici di Trento rinviassero la questione alla Consulta, in modo che venisse posto anche il problema del doppio cognome".

Altro problema, secondo Schuster, "adesso potrebbe essere quello che i prefetti diventeranno più rigidi e meno propensi a concedere anche l'uso del doppio cognome, se la Consulta avesse indicato nell'alternativa paritaria tra i due la soluzione".

L'automatismo a favore del cognome paterno, che la Consulta ha fatto cadere, non è previsto da una norma specifica, ma è desumibile da una serie di disposizioni, a partire da diversi articoli del codice civile. Se la Consulta ha sposato sino in fondo questo ragionamento lo si saprà soltanto quando depositerà le motivazioni della sentenza. Intanto è chiaro che ha condiviso l'opinione che il quadro fosse cambiato rispetto a quando, dieci anni fa, posta di fronte allo stesso problema, aveva riconosciuto che l'automatismo rappresentava un "retaggio di una concezione patriarcale della famiglia", ma aveva ritenuto che cancellarlo avrebbe creato un "vuoto di regole", incolmabile senza invadere i compiti del legislatore.