Genova in questo ciclo amministrativo è stata incapace di programmare, di lanciare un’idea di città del futuro in grado di competere con le altre città del Nord Ovest. La giunta guidata dal sindaco Doria per dare ragione a tutti è rimasta immobile, e questo è forse l’errore più grave che si può imputare all’amministrazione uscente.
Del ribaltamento a mare di Fincantieri non si parla più, così come della Gronda di Ponente. Per non parlare dell’aeroporto Colombo, l’unico a non avere un parcheggio coperto e senza collegamenti con la ferrovia: una situazione ancor più grave e paradossale se si pensa all’unicità del nostro scalo, incastonato nel centro urbano e – teoricamente – comodo ai mezzi. E’ vero: i flussi turistici verso la città e la regione crescono, ma si possono rendere non passeggeri questi flussi?
Il principale rammarico però è indirizzato al lavoro e ai giovani. La carenza occupazionale non è certo imputabile al sindaco, ma se mancano programmazione sul lungo periodo e volontà di competere con gli altri territori, perché mai le imprese dovrebbero sentire il bisogno, l’esigenza, lo stimolo a investire sul nostro territorio?
Vale anche per le associazioni di imprese a partire da Confindustria, che a ogni manifestazione pubblica non manca di richiamare l’attenzione sulle aree che dovrebbero accogliere nuove realtà industriali, ma non si riesce mai a capire chi dovrebbe insediarsi. Lo dico senza polemizzare, ma vorremmo capire per poter marciare tutti uniti.
Genova è la città di una macroregione, quella del Nord-Ovest, che si deve candidare a diventare la più grande piattaforma logistica del Sud Europa e il terminale dei traffici del Mediterraneo verso il Nord Europa. Un'area dove è concentrato uno dei più importanti "polmoni" produttivi d' Europa e del mondo: 15 milioni di abitanti, 1.600.000 imprese (26% delle imprese italiane), 7.400.000 occupati (30% dell' occupazione nazionale); 32% del Pil, 41% dell' export e 50% dell'import italiano.
La Liguria e Genova sono in ritardo rispetto alle altre due regioni del Nord-Ovest, e devono necessariamente imprimere maggiore impulso per realizzare e portare a compimento tutte le opere infrastrutturali di cui hanno bisogno se si vuole “crescere felici” e non assistere a un “declino infelice”.
La popolazione invecchia e la perdita degli abitanti non aiuta. Siamo convinti anche che le infrastrutture da sole non portino sviluppo, se contestualmente non si mettono in cantiere politiche locali per invertire il declino demografico, che siano da stimolo per la crescita e di conseguenza per il mantenimento della coesione sociale, oggi sempre più degradata.
*Segretario Generale Cisl Liguria
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Ecco perché Genova è così in ritardo
Il principale rammarico è indirizzato al lavoro e ai giovani
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