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Il commento
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Non è stato bello vederli lì, insieme sul palco del Festival a Sanremo. Sia chiaro, la professionalità e la capacità di Carlo Conti e Maria De Filippi non c'entrano assolutamente niente. C'entra, questo sì, l'acre puzza di inciucio trasudata dal pur inerte video.

Un personaggio simbolo di Mediaset sulla tolda dell'evento simbolo della Rai: dov'è l'errore? È mai possibile, cioè, che nell'universo di Viale Mazzini non esistesse una figura femminile all'altezza dell'occasione? Ovviamente la risposta è no, perché non è vero.

L'inciucio Conti-De Filippi, cioè l'inciucio fra Rai e Mediaset, non solo esiste da anni "in natura", questa volta se n'è voluta dare una plastica e subliminale dimostrazione attraverso il più popolare degli appuntamenti televisivi. Non ho elementi probatori per affermare che dietro ci sia la manina dell'ex premier Matteo Renzi, forse non casualmente corregionale di Conti, e quella dell'establishment Mediaset, per definizione filo governativo soprattutto se al governo ci sta Renzi stesso o se è la fotocopia del suo. Di sicuro posso supporlo e sospettarlo perché questa è la conclusione che mi arriva da ciò che si vede a Sanremo.

Il festival dell'inciucio potrebbe essere un cascame ritardato del Patto del Nazareno o qualcosa di nuovo, che traguarda anche le angosce politiche del fresco ex premier e le paure aziendali di Silvio Berlusconi, sotto attacco della scalata ostile messa in scena dal l'antico sodale Vincent Bolloré. Di sicuro a vedere Carlo e Maria duettare gaiamente sul palcoscenico viene il voltastomaco se l'inevitabile rimando politico è ad un accordo fra Pd e Forza Italia che sarebbe dovuto durare lo spazio di un governo d'emergenza.

Vero è che le strade dei due partiti si sono separate dopo l'elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, ma gli incroci non sono mancati e non mancano e soprattutto un qualche fondamento deve averlo la vulgata per cui Renzi è l'autentico successore di Berlusconi (ne ha pure mutuato una fetta importante del programma di governo) e Berlusconi vede in Renzi la copia più fedele.

Ma a parte che fra copia e originale tanto vale scegliersi l'originale, l'inciucio sublimato e subliminato al Festival è stato e sarà foriero di danni gravi al Paese tutto. Per la semplice ragione che in ballo sembrano principalmente esserci non gli interessi generali, bensì quelli politicamente ed economicamente più ristretti dei due principali protagonisti. Che non sono Carlo e Maria.

Sia chiaro: sono convinto che Mediaset sia un'azienda strategica e che il governo a trazione Pd abbia il dovere di difenderla anche in un passaggio - la tentata scalata del raider francese - che secondo alcuni sarebbe un puro esercizio del libero mercato.

Nondimeno ricorderei a Palazzo Chigi e dintorni di difendere con buona lena anche la sopravvivenza degli altri organi di informazione. Essendo stato al vertice di un giornale di carta (Il Secolo XIX), di uno televisivo (Primocanale) e delle relative versioni web, ho coscienza e conoscenza di quale distorsione il tacito inciucio Rai-Mediaset abbia prodotto nel tempo sul mercato pubblicitario, ridotto a briciole per chi non appartenga ai due network e sebbene uno, la Rai, si nutra molto anche del denaro dei cittadini, attraverso il canone.

Carlo Conti e Maria De Filippi sono ottimi professionisti. Ma metterli insieme, sul palcoscenico di Sanremo, non è stata una bella idea. Non lo è per la rappresentazione di ciò che sta dietro di loro. Questa volta più che mai, al Festival non sono solo canzonette. Anzi, quella di Carlo e Maria è proprio una canzone stonata.