Forse è vero. Forse è vero che il segretario del Pd Matteo Renzi di Genova se ne infischia perché “ha ben altri problemi”. Se è così fa molto male. Perché da Genova potrebbe cominciare (o continuare) la sua disfatta, perché il Pd di Genova, governato dai dirigenti che non si sono dimessi dopo i disastri elettorali delle regionali (eccetto Lunardon premiato con il consiglio regionale) e demolito dall’inutile commissariamento di David Ermini, va sicuramente alla prova del voto. Prima delle politiche e forse un anno prima delle politiche! Ci va e non lo decidono Renzi, né D’Alema o il presidente Mattarella.
A Genova fra pochi mesi si vota. Si voterà probabilmente anche quel che resta del partito di Renzi. Se perderà anche Genova (e ahimè ci sono tutti i presupposti) sarà difficile spiegare l’ennesima sconfitta ai militanti. Sarebbe la sconfitta del Pd di Renzi, di due ministri del calibro della Pinotti e di Orlando, uno anche fortissimo capo corrente in ascesa, del commissario Ermini, del segretario Terrile. E dei veri responsabili del disastro della giunta Doria: gli assessori e i consiglieri del Pd che ne hanno fatto parte e che l’hanno sostenuta, fasciandosi gli occhi di fronte all’evidenza conclamata della incapacità assoluta di governare.
Potremmo dire che noi lo avevamo detto, quando decidemmo non certo a cuor leggero di interrompere un anno e mezzo fa, il dialogo sindaco-cittadini attraverso Primocanale. Ma lo avevano anche capito assessori Pd forti e popolari come Gianni Vassallo o consiglieri giovani e seri come Gozzi. Invece la truppa scalcagnata dei “culidapoltrona” ha resistito nel fortino che crollava. In una resistenza che è diventata arrogante quanto l’atteggiamento del primo cittadino. Arrogante e sciocca.
Una resistenza che ha condotto Genova a questi livelli di sfacelo: perdita di potere in Iren, strategia sbagliata sulle partecipate, blocco a Scarpino, degrado insostenibile, centro storico in mano alle bande con commercianti strozzati dalle tasse, indegna sorte della Fiera del mare, bando sbagliato per il Blueprint con ennesima figura penosa, incapacità di gestire la questione del mercato del pesce, spostato praticamente in Val d’Aosta! Mi fermo per pietà.
Colpa del sindaco? In parte sì. E della sua lista di fantasmi dell’opera. Ma soprattutto colpa del partito che lo ha sostenuto persino quando stava cadendo sul bilancio. Lo ha sostenuto con una sicumera indifendibile. Se avessero un briciolo di dignità (ci auguriamo che nessuno di questi “culidapoltrona” si ripresenti) quelli del Pd si dimetterebbero subito! Meglio un commissario, come sarebbe stato provvidenziale un commissario un anno fa.
Che non ci vengano a parlare di candidature. Parlino di quello che hanno combinato a Genova, si facciano portare nei quartieri, a Rivarolo o a Molassana, in via San Bernardo o a Oregina. Vadano a vedere i mercati abusivi lungo i moli del porto antico, camminino sui marciapiedi dissestati, provino a passeggiare in via Cantore dopo le 9 di sera, salgano al Campasso.
I congressi non servono a niente. Di faide ne abbiamo le scatole piene. Se le facciano a casa loro. Genova non ha più bisogno di questi signori. Facciano le valige e partano anche per le Maldive, come mi suggeriva un amico politico ancien régime, con un biglietto di sola andata.
politica
Per Doria e il Pd un’unica soluzione: fate le valigie!
A Genova fra pochi mesi si vota
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