politica

Il centrodestra unito ha scelto lui per la corsa a Palazzo Tursi
6 minuti e 24 secondi di lettura
È arrivata l'ufficialità: Marco Bucci, manager di 57 anni, amministratore unico di Liguria Digitale, è il candidato sindaco di Genova sostenuto dall'intera coalizione di centrodestra. Il suo nome ha messo d'accordo tutti e si è imposto nel testa a testa con Ilaria Cavo, che continuerà a fare l'assessore nella Giunta Toti. Nell'intervista a Primocanale con Mario Paternostro, il 'wannabe' primo cittadino racconta la sua carriera negli Stati Uniti e la sua visione della città. Con una convinzione: "Genova è bellissima, dobbiamo comunicarlo al mondo". 

Come si sente?

Contento, emozionato e ho voglia di vincere.

Come gliel’hanno data la notizia? Chi le ha chiesto di candidarsi?
Un paio di mesi fa sono venuti a chiedermi cosa pensassi delle elezioni. Mi hanno chiesto di collaborare a stendere una parte di programma, soprattutto quella sulle aziende hi-tech. Quando l’ho consegnata mi hanno detto che forse avrei potuto pensare di candidarmi.

Ma lei non ci avrebbe mai pensato.
Un po’ sì, a dire il vero. Credo sia importante fare qualcosa per il territorio, lasciare un messaggio alle prossime generazioni. Il sindaco è la cosa più grossa che uno possa fare per il suo territorio, e anche la più pesante. Però ho guidato grosse aziende, penso di essere sicuro di portare la mia barca attraverso il mar Ligure.

Raccontiamo chi è Marco Bucci.
Sono laureato in chimica e tecnologie farmaceutiche e in farmacia, ho iniziato a lavorare in 3M a Ferrania. Cercavano chimici organici, io avevo un ottimo background. Mi hanno assunto, ho cominciato a lavorare sui prodotti chimici per la fotografia e soprattutto per la radiologia medica e digitale. Un giorno mi hanno chiamato dagli Stati Uniti, a Saint Paul, nel Minnesota, dove c’è il quartier generale della 3M. Sono partito con mia moglie e i miei figli. Siamo stati quattro anni, sino alla fine del ’99, quando siamo tornati a Genova. La 3M ha venduto il business a Kodak, il mio working permit, il permesso di lavoro, è decaduto. Mi hanno dato un nuovo lavoro in Europa in Italia. Dovevo creare un nuovo centro tecnico di assistenza. Abbiamo fatto una short list di aree in cui c’erano Genova, Barcellona e Sofie-Antipolis. Per livelli di competenze, costi e qualità della vita ha vinto Genova. Siamo arrivati in 18, oggi sono circa 240.

Lei aveva detto appunto che aveva scelto Genova per la competenza dei laureati genovesi.
Soprattutto per le aree tecniche, che io conosco, Genova costruisce persone ad altissimo livello che possono competere con tutte le università americane, se non addirittura le migliori. Io l’ho visto sul campo.

Lei è candidato del centrodestra, una scelta che però non è ideologica.
Io non ho nessuna tessera in tasca, però ho condiviso la visione che la Giunta regionale ha di Genova e della Liguria. Per quello mi hanno chiamato a guidare Liguria Digitale: l’abbiamo rilanciata agli Erzelli, l’azienda è in salute, le persone sono motivate. Questa è la visione che abbiamo di Genova. Siamo d’accordo, questo è il motivo per cui ritengo strategico e importante condividere questa visione con tutti i genovesi e far sì che Genova torni grande.

Qual è la sua idea di Genova?
Genova è una città meravigliosa, nel Paese più bello del mondo. Noi diciamo che è il posto più bello dove vivere, lavorare, trascorrere il tempo libero. Ed è vero. Uno dei nostri manager, non appena sono entrato in Kodak, mi ha detto: solo perché lavorate a Genova non dovreste avere lo stipendio. Ma la gente vorrebbe venire a lavorare qui e noi non ce ne rendiamo conto. Dobbiamo comunicare quanto nel mondo quanto è bello stare qui, sviluppare le conoscenze e il know-how in due filoni, l’industria hi-tech e la logistica. A questo associamo il turismo ed ecco che abbiamo le tre colonne portanti dell’economia di Genova. Che insieme all’altissima qualità della vita sono i motori del rinnovamento che ci possono portare nel mondo.

Però c’è il problema dei collegamenti.
Dobbiamo lavorare sicuramente su treni, aeroporto e autostrade. Mettere a posto queste tre cose non è un miraggio, con l’adeguato project financing. L’amministrazione deve cercare le aziende giusti

Lei metterà a disposizione della città anche i suoi rapporti internazionali.
Noi dobbiamo assolutamente creare un ponte con gli Stati Uniti perché questo darebbe la possibilità di lavorare con capitali che possono influenzare l’economia.

Tutto questo se vince. Possibile ma difficile.
Noi vogliamo parlare a tutti, non solo a chi è nel centrodestra. La visione dobbiamo farla tutti assieme. Dobbiamo credere alla visione, non agli schieramenti passati. Se ci crediamo, io sono qui disponibile a portarla avanti

Lei è stato uno scout come Renzi: è uno spirito da “vogliamoci tutti bene”?
Lo spirito da scout è anche “aiutiamoci uno con l’altro” e soprattutto “abbiamo la stessa visione, sappiamo dove andare”. L’importante è arrivarci, anche in tanti modi diversi.

Il suo nome è stato fatto insieme a quello di Ilaria Cavo. Cosa le dice?
La ringrazio, perché ha dimostrato professionalità e leadership per come si è comportata nei miei confronti. Sono certo che ci aiuterà con spirito di squadra

Si sente la vittoria in tasca?
No, ma sono certo che possiamo vincere. Farò tutto il possibile per vincere.

Lei è abituato a gestire multinazionali, il Comune di Genova è una cosa diversa. Ad esempio c’è la grana grossissima delle partecipate.
Però sono aziende e come tali devono essere trattate. Noi sappiamo quali sono i punti da toccare. E non faremo nessuna macelleria, sia ben chiaro. In Liguria Digitale abbiamo assunto persone. Il nostro scopo è far lavorare le persone per dare produttività.

CI sarà da curare anche il rapporto politico: se dovesse vincere avrebbe come presidente della Regione uno della sua stessa area politica. Però a Genova ci sono due forti presenze politiche, la sinistra e il Movimento 5 Stelle.
Io credo che troveremo un accordo sui programmi. La nostra visione può interessare tutti i cittadini liguri. Sulle cose da fare troveremo un accordo.

Lei è uno duro di carattere?
Sono famoso per essere duro, ma anche per essere tenerissimo. E tutte le volte che vedo un film che va a finire bene mi vengono le lacrime agli occhi.

Lo sa che bisogna essere non troppo romantici per fare il sindaco in questi periodi…
Ma la passione fa bene. La leadership e la passione sono il binomio del successo.

Crede nel centro storico?
Assolutamente sì, è uno dei motivi per cui Genova è una città meravigliosa. Quando tutti potremo andarci alle 3 di notte, mangiare una pastasciutta fuori ed essere sicuri che nulla ci succede e possiamo trovare i negozi aperti, a quel punto avremo raggiunto il sogno.

Genova è una città che accoglie ma ora c’è un problema serio, quello dei migranti.
Io sono stato un immigrato. Ho una cosa in comune con loro: ho fatto le code, ho firmato che avrei imparato la lingua, i modi e le tradizioni del posto e accettato la cultura. L’America ha dato una lezione al mondo sull’integrazione, dobbiamo farla nostra.

Sono famosi i suoi messaggini in inglese. Cosa dice in inglese ai genovesi?
‘We’re gonna win’, vinceremo. Ma soprattutto la ‘vision’ è quella che conta. Leadership, vision, passion.

Genoano o Sampdoriano?
Mi dispiace ma non amo il calcio…