
"Gesù è morto perché noi fossimo nella verità ricordandoci che alcune verità dipendono da noi che le creiamo ma molte altre ci precedono, non le possiamo cambiare a nostro piacimento come ad esempio la vita umana. Essa ci precede, nessuno se l'è data e nessuno se la può togliere. Ci precede e ci sovrasta. È un mistero che ci avvolge. Non è a nostra disposizione nelle nostre mani", ha affermato.
"Il nostro tempo - ha proseguito - inneggia alla vita, ma ama la morte. Proclama la dignità di ogni uomo, ma lo usa per guadagnarci sopra profittando delle sue sofferenze e debolezze" e "anziché stargli accanto e sostenerlo in ogni modo, lo abbandona a se stesso, mascherando la sua indifferenza e la sua convenienza con il rispetto".
In un tempo "segnato dal sangue dei martiri", i cristiani non siano "tiepidi, paurosi", alla ricerca di "compromessi", temendo "il giudizio degli altri". "Voi - ha detto ai catecumeni - ci ricordate anche la testimonianza di tanti cristiani perseguitati fino a perdere tutto e a dare la vita, il sangue. È tempo di martiri e voi state per entrare su questa strada di martiri una strada bagnata dal sangue dei martiri".
"Noi - ha concluso - abbiamo bisogno di essere scossi dall'inerzia, dal compromesso da un cristianesimo sofisticato pieno di inutili idee e pauroso che tiene per sé il tesoro della fede perché ha paura e vergogna di offrirlo a tutti".
IL COMMENTO
Le strade dei “ragazzi partigiani” che raccontano gli eroi del 25 aprile
Ti ricordi Sergio Castellaneta, un anticipatore populista e non solo