cultura

Una coproduzione col Teatro Regio di Parma
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Applausi calorosi al Carlo Felice per la prima di "Don Carlo". Non è fra i titoli più popolari di Verdi. Eppure è indiscutibilmente uno dei suoi capolavori, esempio mirabile della sua "teatralità". Un'opera che mescola genialmente intrighi politici e passioni individuali, regala momenti di forte tensione drammatica (lo scontro fra Filippo II e il Grande Inquisitore è in assoluto una delle scene più straordinarie del teatro musicale) e slanci lirici di commovente eleganza ("Io morrò"). Il "Don Carlo" proposto venerdì era il frutto di una coproduzione fra Genova e il Regio di Parma.

Le scene di Maurizio Balò, essenziali, hanno offerto uno spazio austero, perfettamente adatto all'oscuro dramma schilleriano. Sulla stessa lunghezza d'onda la regia di Cesare Lievi tesa a mantenere il senso di severità e di imponenza della partitura verdiana. Un po' di pathos ha cercato di mettere dal podio Valerio Galli: lettura, senza particolari "illuminazioni", ma caratterizzata da un buon equilibrio fra buca e palcoscenico.

Del cast merita innanzitutto una citazione Giovanna Casolla che ha regalato una Eboli vocalmente potente risolta con il mestiere di una grande veterana e con assoluta padronanza scenica. Molto bene anche Riccardo Zanellato (Filippo II), Franco Vassallo (marchese di Posa) e Marco Spotti (il Grande Inquisitore). Bravi con un margine di maturazione dei rispettivi personaggi Aquiles Machado (Don Carlo) e Svetla Vassileva (Elisabetta).

Molto bene l'esordiente Marika Colasanto (Tebaldo) per vocalità e presenza scenica. Lo spettacolo è stato dedicato a Daniela Dessì a pochi mesi dalla sua prematura scomparsa.