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Il Ministero dell'Interno è stato condannato a pagare le spese di giudizio. I partecipanti al presidio, secondo la Questura, avrebbero organizzato o partecipato a manifestazioni e cortei non autorizzati e blocchi stradali, coinvolgendo i migranti ed "inducendoli a prendervi parte in gruppo suscitando in loro timori di attività falsamente definite come persecutorie da parte delle forze di polizia".
Il Tar, accogliendo il ricorso di uno dei sei no borders colpiti da foglio di via, ha ribadito invece che "i delitti di cui era sospettato aver commesso, ovvero organizzazione e partecipazione a manifestazioni di protesta, erano ispirati da finalità politiche". Il Tar ha quindi considerato primaria la "tutela, costituzionalmente garantita, della manifestazione del pensiero, nonché nelle libertà di riunione e di associazione: la sola partecipazione ad un'associazione o a una riunione di cui non sia minimante provata una reale componente criminogena o destabilizzante non può avvallare il foglio di via".
IL COMMENTO
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