In Liguria Digitale la cosa sembra essergli proprio riuscita: salvare i posti di lavoro che le precedenti amministrazioni guidate da Claudio Burlando e dal suo Pd avevano gonfiato a dismisura, buttandoci dentro anche chi con l'azienda non c'entrava proprio niente. Ora Marco Bucci, neosindaco di Genova, deve riprovarci con i dipendenti di Genova Parcheggi: la cura dimagrante del prezzo della sosta oraria - da 2,50 a 1,30 euro - provocherà infatti dei mancati introiti che potrebbero mettere a rischio i lavoratori. Potrebbero ma non dovranno.
Il problema c'è, inutile negarlo, ma c'è pure quello di una tariffa di sosta oraria - ripeto: 2,50 euro - che in altri tempi avrebbero portato l'esoso gestore o in manicomio o in galera. L'esercizio è sbagliato in termini complessivi, ma utile a capirsi meglio: 2,50 euro significano 4.840,67 delle vecchie lire (concambio lira-euro 1.936,27). Il punto è che l'esoso gestore è una società direttamente controllata dal Comune, i cui vertici peraltro - dal direttore generale ai dirigenti - guadagnano da 154 a 115 mila euro lordi all'anno (cifre del 2015). Più di qualcosa, come si vede, non torna.
Evidente che la drastica riduzione del prezzo della sosta oraria dovrà essere accompagnata da un progetto generale riguardante la mobilità interna, ma avanti così non si può andare e l'idea di portare il prezzo a 1,30 euro risponde semplicemente alla necessità dei genovesi di non vedersi rapinata una quota della paga giornaliera per il parcheggio dell'auto (tutt'oggi per molti obbligato quando si recano al lavoro). Ed è anche un sostegno al commercio, inutile negarlo, perché lo shopping si nutre della possibilità che le "spese collaterali" siano sopportabili.
In realtà ciò che il neosindaco Bucci si propone di fare sarebbe una cosa che a pieno titolo dovrebbe definirsi "di sinistra". Esattamente come mantenere in mano pubblica le aziende dei trasporti (Amt) e dei rifiuti (Amiu), che invece la precedente amministrazione guidata da Marco Doria e sostenuta in modo determinante dal Pd si accingeva in qualche modo a sganciare. Ovviamente aspettiamo tutti il nuovo esecutivo municipale alla prova dei fatti, ma intanto bisogna prendere atto di un indirizzo che all'apparenza contraddice la sua stessa natura di centrodestra. Non fosse che, in realtà, le mosse di Bucci appaiano più di buon senso, che di sinistra o di destra.
Più in linea, bisognerebbe dire, con le aspettative e le esigenze dei cittadini genovesi. I quali, come il resto degli italiani, non si accorgono affatto di ciò che va ripetendo il ministro Piercarlo Padoan: "L'Italia è fuori dalla crisi". Magari lo certificano l'Istat e altre organizzazioni internazionali che si occupano di economia, ma nel vivere quotidiano nessuno ha questa percezione. Anzi, come l'Istat stesso ci dice, il numero delle famiglie italiane in povertà è raddoppiato.
Ecco, il Pd dovrebbe riflettere su tutto ciò: com'è possibile che il partito che si vantava di essere la vera cinghia di trasmissione con la società civile non si sia accorto di quanto gli accadeva intorno? È successo a Genova, ma non solo. E le conseguenze si sono viste. Inevitabilmente. Per stare al prezzo della sosta oraria, mentre i genovesi si incazzavano, il Pd pensava a Genova Parcheggi. E magari, più ai dirigenti profumatamente retribuiti che non alla manovalanza... Essere sbattuti fuori da Tursi a calci era il minimo che potesse accadere!
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Sosta oraria, Amiu e Amt: se Bucci è più a sinistra del Pd
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