Uno studio del Guardian ha dimostrato che il pesto maggiormente venduto nei supermercati inglesi contiene il 18% di sale in più rispetto al 2009, mentre un altra marca contiene addirittura il 32% di sale in più rispetto alle misurazioni precedenti. La media quindi sarebbe di 1.5g di sale per porzione, 3.3g ogni 100g di prodotto.
La Sanità Pubblica Inglese è stata quindi chiamata in causa per imporre l’abbassamento del livello di sale nella maggior parte delle marche di pesto in vendita nel Regno Unito, in quanto, soprattutto per i bambini il massimo fabbisogno giornaliero di sale si aggira intorno ai 2g (età 1-3 anni), 3g (dai 4 ai 6) e 5 grammi (dai 7 ai 10 anni).
Il Guardian, inoltre, fa notare come il pesto, a causa di un alta concentrazione di grassi saturi, aumenti il rischio dei problemi al cuore. Il noto giornale consiglia quindi di farsi da soli il proprio pesto, seguendo una semplice ricetta piuttosto che comprarlo al supermercato.
Immediate le smentite delle aziende produttrici di pesto, che affermano di “fare di tutto per avvicinarsi il più possibile ai prodotti Made in Italy, di andare incontro ai gusti e di ritenere il pesto parte di una dieta equilibrata”.
Molti nutrizionisti inglesi sono però in fermento: “Siamo stati veramente chiari con l’industria alimentare sull’importanza della riduzione del sale entro il 2017”.
In Liguria però possiamo stare tranquilli, non si tratta di un attacco frontale al più tipico prodotto ligure, ma si dirige esculsivamente contro le imitazioni oltremanica.
IL COMMENTO
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