Chissà se il treno di Matteo Renzi verrà anche in Liguria? Se i cinque vagoni del convoglio Destinazione Italia percorreranno i tortuosi binari del Levante, a picco sul mare, trafiggendo i borghi delle Cinqueterre? Se si fermeranno a Brignole o Principe per poi raggiungere il Ponente, fino a quello estremo?
Chissà...
Chissà se Renzi nel suo viaggio abbastanza disperato tra i bisogni degli italiani che non sanno magari chi è il dottor Visco, ma vivono tutti i giorni le ansie di un lavoro precario, che un giorno c'è e quello dopo magari no, degli anziani che si mettono in coda all'ospedale o diventano l'unico sostegno certo dei figli, dei ragazzi che scappano, anzi vengo mandati via, perché nell'Italia che brucia il merito a favore delle parentele o che sono sfruttati intellettualmente e manualmente con la minaccia del "o così o te ne vai", chissà se Renzi in treno passerà anche per la nostra terra?
Qui, caro dottor Renzi, viviamo a Nord Ovest i problemi del Sud. Uno fra tutti: la fine del lavoro, del mestiere o della professione. Uno scenario angosciante, quello delle aziende che si spengono a catena, delle professioni un tempo eccelse che sono costrette a emigrare. Un po' più in là, a poche centinaia di chilometri, nei mitici luoghi della Lombardia dove tutto sembra funzionare ma soprattutto, caro dottore, dove si arriva e si parte.
Là in Lombardia, dove ci si muove, in treno o in aereo. In metro o in autostrada.
Noi siamo sulla nostra magnifica isoletta: davanti la distesa di un mare per fortuna sempre più bello. In mezzo, città e borghi di alta cultura. Dietro la muraglia: monti che sembrano invalicabili. Treni che non riescono a passare velocemente e che sono costretti come vent'anni fa a salire, salire, curvare lentamente fra inquietanti cigolii, fermarsi e attendere. A volte nella notte.
Ogni settimana qualcuno ci racconta di una notte in attesa in una landa desolata ritornando in treno da Milano! Ma sembra un racconto inventato, la fantasia malata del solito mugugnone mai contento. E invece no. Raggiungere Milano in un tempo decente (un'ora? Un'ora e dieci? ) è il nostro sogno, caro dottor Renzi.
Se non viene perché quelli del Pd ligure le stanno sullo stomaco perché qui hanno fatto per primi la scissione tre anni fa (ma ci pensi, su, forse qualche ragione ce l'avevano allora!) se lo segni sull'agendina di viaggio. Scriva: genovesi isolati dal Paese. Poi aggiunga sotto: a Ponente il treno viaggia su un solo binario. Scriva anche se ha spazio: non è una linea secondaria, ma collega l'Italia alla Francia.
Provi a immaginare una cartina geografica dov'è a sud, attaccata alla selvaggia Calabria, circondata dalla altera Basilicata, affiancata alla incantata Puglia, ci sta pure la Liguria. Il Sud del Nord.
Lo vogliamo collegare al resto? Sennò, caro dottore, dica ai suoi di non lamentarsi se anche qui qualche buontempone pensa alla autonomia. In realtà noi, fisicamente, più autonomi di così non potremmo esserlo. E allora ci consideri come la Sardegna, la Sicilia. Lo sa che, a volte, mi viene voglia di essere annesso alla nostra vecchia Corsica?
Grazie, segretario per il suo interessamento. E, mi consenta un accorato suggerimento: se il suo treno verrà in Liguria, lo faccia partire almeno due giorni prima.
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Caro Renzi, se il suo treno viene a Genova lo faccia partire due giorni prima
Segni sulla sua agendina: genovesi isolati dal Paese
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