salute e medicina

Marina Garaventa vive attaccata a un respiratore 24 ore su 24
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Finalmente, sarebbe il caso di dire “dopo lunga e penosa malattia”, la legge che regola Il biotestamento (ovvero il testo sulle Disposizioni anticipate di trattamento e in materia di consenso informato) è stata approvata anche dal Senato, diventando quindi legge a tutti gli effetti. Grande la soddisfazione di quasi tutto il Senato, in particolare dei Radicali che si sono battuti per ottenere una legge equilibrata di libertà, farneticanti le parole di un senatore contrario che ha detto: “Ora gli italiani cominceranno a morire di sete e di fame”.

Tralascio di commentare questa insulsaggine perché capisco che non è facile capire ciò che provano le persone sofferenti che si trovano a dover decidere come e quando terminare una vita di sofferenze. Questa legge era attesa da molti: dalle persone sane che vogliono decidere per tempo del loro futuro e da quelli che, come me, sono affetti da gravi malattie o, come me, tenuti in vita da macchinari particolari.
Ciò non vuol dire che da oggi “moriremo di fame e di sete”.
Le DAT non sono obbligatorie e chi non è interessato a dare queste disposizioni può benissimo abbandonarsi al suo destino. Il testamento biologico è revocabile e modificabile in qualunque momento e per qualsiasi motivo.

Tramite le DAT (Disposizioni anticipate di trattamento) si può scegliere di sospendere le cure, i trattamenti e anche nutrizione e idratazione forzate. Alle disposizioni contenute nel biotestamento il medico è fortemente vincolato ma, giustamente non è più imputabile di reato. Fatta salva la possibilità dell’obiezione di coscienza, il medico può disattendere i desideri espressi nelle Dat solo se, nel lasso di tempo tra la stesura e il momento di metterlo in atto, esistono nuovi trattamenti che possano dare valide speranze di miglioramento e di vita. Nell’atto di redigere le proprie volontà di cura, la persona sceglie un fiduciario, maggiorenne e capace di intendere e di volere, che lo rappresenterà quando non sarà più capace di comunicare. Ovviamente, se il malato esprime la volontà di sospendere ogni cura, il medico deve informare lui, i familiari e il fiduciario delle possibili conseguenze di questa decisione. Anche i minori possono usare le Dat con il consenso espresso dai genitori esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore o dall’amministratore di sostegno, tenuto conto della volontà della persona minore.

La legge risulta sufficientemente equilibrata e di attuazione non troppo complessa ma, naturalmente, non mancheranno i contradditori che abbiamo già visto in passato.

Le decisioni da esprimere nelle Dat non sono facili né per il malato né per i suoi familiari e obbligano tutti a una profonda meditazione senso della vita e dei suoi valori.

Io sono convinta che, avere a disposizione un tale strumento possa indurre ogni persona, malata o sana che sia, a valutare meglio le proprie condizioni per decidere in piena libertà per il proprio futuro. Le Dat saranno uno strumento che obbligherà a considerare la caducità e l’imprevedibilità della vita.

*Marina Garaventa  http//principesssulpisello.com
Affetta dalla Sindrome di Ehlers-Danlos vive a Savignone, entroterra di Genova, attaccata a un respiratore 24 ore su 24. Non parla e non si muove ma comunica tramite un computer.