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La storia dell'ambito giovane attaccante rossoblù
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Da gioiello da vendere a peso d'oro, a riserva di lusso. La parabola di Pietro Pellegri è l'emblema del campionato a due facce del Genoa. Nella sessione estiva del mercato il suo nome veniva costantemente accostato a grandi club, italiani e non solo, golosi all'idea di poter ingaggiare un ragazzino di 16 anni che aveva già esordito e segnato in Serie A.

Il prezzo del suo cartellino è stato al centro di un gioco al rialzo, per cui avrebbero anche discusso Preziosi e il Gruppo Gallazzi, quando il Genoa sembrava essere destinato a cambiare proprietario. Le cifre sono da capogiro. Fino a 42 milioni di euro.

Poi l'inizio del campionato, la doppietta contro la Lazio, e poi un calo nelle prestazioni coerente con il disastroso giorne d'andata targato Juric. Sempre più panchine, e qualche tribuna. Nel frattempo arriva Ballardini, che capovolge la stagione del Genoa, riportando il Grifone a navigare in acque più calme. Adesso Pellegri trova meno spazio, non certo per sue colpe, ma per preservare un talento troppo cristallino per essere bruciato.