politica

La sua è sempre di più una 'giunta del presidente'
3 minuti e 0 secondi di lettura
Secondo alcuni osservatori e analisti della politica locale ci sarebbe un drappello di assessori della giunta di Giovanni Toti pronto per finire nelle liste del centrodestra per Camera e Senato e, quindi, stando ai sondaggi che danno questa area politica in forte crescita, pronti a salpare per la capitale.

Se qualche avversario si illude che questo trasloco da Genova-Liguria a Roma possa creare impicci e problemi per la giunta ligure, prende un abbaglio. La giunta di governo della Liguria è la 'giunta Toti', è sempre di più un 'governo del presidente', che, anche nella sentire del popolo si identifica esclusivamente nella figura del governatore-giornalista ex portavoce di Silvio Berlusconi, così come (e in questo caso forse ancora di più) la giunta del Comune di Genova si identifica esclusivamente nella figura del sindaco Marco Bucci.

Niente di nuovo sotto il sole. Era cosi anche con la giunta di centrosinistra di Burlando e con quella arancione di Doria. I governi locali sempre si sono identificati nelle figure di governatori e sindaci più di quanto quelli nazionali hanno trovato sintesi nel ruolo dei premier.

Questo per dire che un conto è attaccare il centrodestra perché, evidentemente avendo difficoltà a trovare candidati spendibili, deve pescare nel serbatoio degli assessori magari anche più popolari, un conto è sostenere (o sperare secondo gli avversari) che Toti, una volta privato di alcuni suoi ministri, possa afflosciarsi come una bandiera senza vento.

La giunta di governo della Liguria avrà seri problemi solo quando sarà Giovanni Toti a decidere di lasciare Genova, magari prima della scadenza naturale, per andare a Roma, ipotesi sulla quale molti avversari confidavano, ma che il governatore, saggiamente, ha scartato o forse soltanto rimandato.

Non escluderei, infatti, che nel caso dell’impossibilità di formare un governo stabile, il presidente Mattarella fosse costretto alla ripetizione, magari entro un anno, della prova del voto e che, magari nella primavera del 2019 o prima, se si dovesse rimettere mano alle liste, il governatore della Liguria con la sua formula politica, potrebbe diventare una figura decisiva a livello nazionale.

Quello che è evidente è che Toti fa parte del ristretto gruppo di leader local-global (a livello italico), che hanno la fortuna e la capacità di oltrepassare i ristretti confini territoriali per essere co-protagonisti della vita nazionale, fenomeno che riguarda la Liguria per la prima vota da quando esiste il regionalismo. Ed è palese che questo ruolo, unito all’esperienza televisiva, a un modo accattivante di porsi con la gente, fa di Toti un personaggio pubblico molto riconoscibile e spendibile, quindi, molto invidiato dai colleghi soprattutto di altre aree politiche.

Dimostrazione di quanto la scelta dei nomi (ben più dei programmi oggi incredibili per la loro generica spensieratezza) valga in una campagna elettorale. Non, però, di nomi-civetta senza arte né parte, ma di personaggi che alla notorietà riescono a unire una discreta dose di capacità dimostrata sul campo. Ci pensino i partiti prima di scegliere i candidati dei collegi uninominali.

Dunque se tre o quattro assessori, anche di peso, della giunta saliranno sul treno per Montecitorio o Palazzo Madama, Toti li sostituirà, magari con nomi nuovi. E non traballerà niente per questo cambiamento se i nuovi riusciranno a rappresentare bene il loro territorio elettorale (radici-conoscenza) e a unire questa patente a una visione più regionale. È la dimostrazione del successo dei sindaci nella politica regionale e poi nazionale.

Il guaio è quando nel giro delle liste spuntano sempre le stesse facce, spesso molto invecchiate o rimesse in pista dal chirurgo estetico.