
I lavoratori delle mense contestano gli "appalti al massimo ribasso" e, spiegano, "al sindaco chiediamo una maggiore sensibilizzazione e attenzione nei confronti degli addetti: il settore occupa un migliaio di persone, come l'Ilva, tra lavoratori diretti, impiegati e indotto". In piazza anche una delegazione dei genitori della commissione mense che hanno portato il loro striscione per solidarietà. Dopo che una delegazione è stata ricevuta a Tursi il corteo si è mosso verso la sede della direzione generale scolastica.
Al momento, però, le posizioni restano distanti. "Sono rimasta francamente stupita – ha detto l’assessore alle scuole Francesco Fassio – dalla manifestazione indetta questa mattina. Quelle stesse forze hanno sottoscritto venerdì scorso un accordo con l’amministrazione comunale per affrontare insieme i problemi legati alla ristorazione scolastica. Le criticità esistono e nessuno lo nasconde, ma mi aspetto collaborazione e non un contrasto decisamente poco costruttivo. Di concreto c’è il patto che abbiamo siglato: abbiamo deciso di ridefinire insieme i criteri inerenti la ristorazione scolastica attraverso un metodo virtuoso di concertazione che porterà alla creazione di un tavolo permanente. Non capisco quindi le motivazioni della manifestazione di oggi".
In effetti venerdì scorso al Matitone era arrivata la prima schiarita "dopo decenni di rivendicazioni e battaglie", come commentava la Fisascat. Gli appalti, secondo quanto promesse dall'assessore Fassio, dureranno 36 mesi più eventuale deroga di 24, verrà rispettata la clausola sociale e sarà obbligatorio rispettare il contratto nazionale per chi vincerà la gara. Dovrebbe essere poi attivato un tavolo permanente per definire le regole insieme a tutte le parti. "C'è chi fa fatti e chi fa polemiche", ha attaccato intanto la Uiltucs rivendicando di essere "in prima linea quando c’è da fare una battaglia per la dignità e i diritti dei lavoratori".
"Ma questo non è uno sciopero contro il sindaco e l'assessore - ribatte Simona Nieddu della Filcams - poi è chiaro che l'agitazione resta aperta, perché non basta una dichiarazione d'intenti da parte del Comune Non possiamo rimanere indifferenti a un fenomeno che a Torino ha portato a licenziamenti". Il riferimento è al fenomeno dei pasti portati da casa col benestare dei giudici. "Noi non lasciamo nulla di intentato, da parte nostra c'è tutta la volontà di collaborare".
IL COMMENTO
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