politica

1 minuto e 29 secondi di lettura
Credo che rigenerare il Pd o quello che resta della sinistra e del centrosinistra di memoria veltroniana, sia una impresa titanica. Il confronto tra i dirigenti svanisce in pochi minuti nella rete dei tweet, quella che ha ucciso il dibattito politico nel nostro Paese riducendolo a una accozzaglia di modesti proclami (anche letterariamente parlando).

Quindi, per fortuna quello che spara Calenda e quello che gli risponde Rosato o chi per lui, svaniscono nell’aria dopo pochi minuti non lasciando nulla, a parte qualche finto dibattito sui giornali.

Ma a Genova, alla Spezia, a Savona il dibattito dovrebbe essere feroce. Invece l’inesistenza fisica del Pd è drammaticamente una realtà.

Eppure sono convinto, e lo scrivo da un po’ solo per me stesso, che ci siano ancora delle chances. Se i motivi della disfatta totale sono stati prevalentemente legati al non aver capito da una decina di anni i bisogni veri degli italiani (meno ideologia, più lavoro-sicurezza-legalità), gli unici che possono farci qualcosa, come mi pare vada dicendo il governatore Pd del Lazio Zingaretti, sono gli amministratori locali, cioè i sindaci, gli assessori e i consiglieri. Non ex ministri, ex segretario o vice, ex deputati.

Quindi da un lato dovrebbero farsi da parte i dirigenti attuali, lasciando spazio a chi i bisogni li sta ad ascoltare tutti i giorni e non ha neanche il tempo per scrivere gli orribili tweet che condiscono l’orrendo dibattito nazionale.

Siano i sindaci (della Liguria) a rigenerare quello che resta del Pd o almeno ci provino e rottamino i dirigenti senza tanti complimenti. Diano vita a un movimento che parte, come si dice dai territori. Da Ventimiglia a Sarzana, da Recco a Rondanina . Laddove i problemi e i bisogni della gente scoppiano tutti i giorni.