Si allontana il contratto unico per demolire i resti del Morandi e costruire il nuovo viadotto. La mediazione del sindaco commissario Marco Bucci, che spingeva per questa soluzione, non ha avuto esito positivo dopo una giornata di incontri tra le imprese chiamate a demolire, Fagioli, Omini, Vernazza, Ipe progetti e Ireos, e la società consortile PerGenova (Salini Impregilo, Fincantieri, Italferr). Secondo quanto si apprende, PerGenova avrebbe sottolineato la variabile legata all'attività di demolizione.
La società consortile, pur ribadendo l'impegno ad assumersi la piena responsabilità per la realizzazione dell'opera, non è in grado di garantire le tempistiche dei demolitori anche perché parte dei loro lavori dipende dalle necessità investigative dell'autorità giudiziaria. PerGenova si impegna a ricostruire il viadotto in 12 mesi da aree libere e ricorda che il costo è quello indicato (202 milioni) a queste condizioni. Ora Bucci potrebbe fare contratti separati con clausole anti ritardo. Ma non dispera. Nonostante la trattativa non abbia avuto esito positivo, la struttura commissariale ha deciso di inviare alle parti coinvolte una bozza per un contratto unico concedendo alcuni giorni per un approfondimento. La scadenza per arrivare ad una società unica per i lavori al ponte era stata fissata inizialmente al 31 dicembre scorso, poi fatta slittare a venerdì. L'ultimo giorno, secondo quando è possibile apprendere da fonti ben informate, sarà martedì 8 gennaio.
Alle ditte coinvolte saranno inviati anche contratti separati, uno per la demolizione, che vale circa 20 milioni, e uno per la ricostruzione da 202 milioni. Anche per questi entro martedì dovranno arrivare le osservazioni. Poi ci sarà un breve tempo per la sintesi che precederà la firma. Intanto la procura di Genova accelera nell'inchiesta. Il pool di magistrati che indaga sul crollo ha chiesto alla Guardia di finanza il punto sull'attività svolta. Il numero degli indagati potrebbe salire a una cinquantina: ora sono 21 e due società Autostrade e Spea. La volontà della procura è non creare ritardi nei lavori per il nuovo viadotto. Per quanto riguarda il tentativo di arrivare a una società unica per demolire e costruire il viadotto, da parte dei 'demolitori' ci sarebbe stata la disponibilità.
Ma l'incertezza e le variabili legate alla demolizione hanno pesato su PerGenova. I tempi indicati da Bucci per i lavori sul ponte parlano di marzo inizio della ricostruzione del viadotto dalla parte ovest a cui seguirà la demolizione del moncone est che incombe sulle case. Il 10 di gennaio dovrebbe cominciare lo 'smontaggio' del moncone ovest. Il moncone est, che sarà demolito anche con esplosivo, è ancora sotto sequestro. L'8 di febbraio ci sarà una udienza dell'incidente probatorio che potrebbe segnare la svolta per le richieste dei periti delle parti e del Gip e dare il via al dissequestro. Tra le considerazioni che hanno portato alla mancata unione, di PerGenova con l'ati dei demolitori ci sono i tempi, secondo la prima, insufficienti per avere in cantiere una adeguata struttura organizzativa che sia garante del lavoro di chi demolisce. Ma anche l'impossibilità di prendere in carico, senza approfondirlo il progetto di demolizione. E soprattutto l'incertezza sulle attività di demolizione.
Ma non solo. Anche la forza lavoro utilizzata e l'impegno orario non sarebbero in linea con l'approccio al progetto di PerGenova. Accanto a questo ci sarebbe la completa stima dei costi per le attività, in particolare sull'uso dell'esplosivo. Infine un possibile danno di immagine che deriverebbe dal mancato rispetto dei tempi: Salini e Fincantieri fanno del rispetto degli impegni presi il pilastro della loro.
Intanto ieri è stata demolita una struttura Amiu in via Lorenzi, opera propedeutica ai lavori di demolizione della parte ovest del viadotto crollato lo scorso 14 agosto.
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Ponte Morandi, sfuma il contratto unico per demolizione e ricostruzione
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