Possibile che dopo anni di progetti e investimenti la messa in opera del nuovo terminal di Calata Bettolo sia a rischio? A giudicare dal parere espresso dall’Enac sui potenziali rischi legati alle nuove gru sembra proprio di si.
Un fulmine a ciel sereno per il colosso dello shipping Msc che, con grande sollievo delle istituzioni locali, aveva deciso di puntare su Genova per ampliare la sua dotazione infrastrutturale. Ma il ‘no’ dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, che ritiene potenzialmente pericolosa l’interferenza della nuove gru del terminal con il cono aereo dei voli in atterraggio all’aeroporto Cristoforo Colombo, getta anche un’ombra sinistra sulle modalità con cui, nel nostro Paese, vengono gestite le opere pubbliche, piccole e grandi: un parere così vincolante e decisivo arriva quando ormai tutto è pianificato, compresi i giganteschi investimenti connessi?
Perché come in un puzzle composto da migliaia di pezzi, anche la realizzazione del nuovo terminal di Bettolo prevede che tutti i tasselli combacino alla perfezione: l’altezza delle gru è determinante per calibrare la tipologia di navi che dovranno servire (e, a regime, nel terminal arriveranno portacontainer di grandi dimensioni); le grandi navi hanno il loro particolare pescaggio e, per questo, il fondale dev’essere dragato alla corretta profondità; per consentire il flusso delle navi pianificato nel progetto dovrà essere messa in opera la diga foranea, un’opera colossale e molto costosa; attorno al terminal dovranno essere realizzate connessioni stradali e ferroviarie tarate sul flusso di container pianificato nei progetti. Tutto, insomma, è strettamente correlato: bisogna buttare tutto a mare per una mail?
Fonti qualificate interne a Msc tendono a minimizzare, giudicando la questione sollevata da Enac molto tecnica e risolvibile con una semplice integrazione al progetto. L’Autorità di Sistema Portuale, a sua volta, si è limitata a prendere atto dei rilievi mossi da Enac, giudicandoli una “richiesta di approfondimenti tecnici per individuare eventuali azioni di mitigazione volte al pieno rispetto delle operazioni di volo”. Ma è davvero così?
Quando un uomo della potenza di Gianluigi Aponte investe su un territorio, nessuno può restare indifferente: non lo sono le istituzioni locali, per l’ovvia grande opportunità d’impiego; non lo sono i concorrenti, che vedono in uno dei più grandi armatori del mondo un rivale difficile da contrastare. Bettolo è al centro di una guerra?
Se così fosse, e visti gli interessi in gioco non lo si può escludere, le forze in campo devono giocare la partita decisiva in tempi strettissimi: Giovanni Toti deve mettere il suo carico di carisma a disposizione del progetto, dopo avere incontrato più volte Aponte, persino nel suo quartier generale svizzero assieme al gotha dell’imprenditoria genovese. Questa mattina il presidente ha espresso la sua opinione sul tema: “Non si può banalizzare ma neppure generare allarmismo attorno a una questione che è completamente tecnica. Il parere dell’Enac era atteso, così come sono attesi i rilievi di Capitaneria di Porto e Autorità Portuale: l’obiettivo è rendere operativo il Bettolo entro la fine dell’anno e nulla cambia – ha detto il governatore – anche Enac e Enav sono senz’altro consapevoli dell’importanza che questo terminal avrà sull’economia locale”.
Anche Edoardo Rixi, ex viceministro e attuale responsabile trasporti della Lega, si sta già interessando della questione mentre Paolo Emilio Signorini, capo dell’ente di Palazzo San Giorgio, deve dare immediate disposizioni ai suoi uomini di ridisegnare il progetto integrandolo laddove richiesto.
C’è poi il ruolo degli enti regolatori nazionali, l’Enav e l’Enac: entrambe le società hanno affrontato il normale ‘spoil system’ conseguente al cambio di Governo e hanno cambiato presidente. All’Enav l’8 novembre scorso è arrivato Nicola Maione, avvocato, già nel vecchio Cda: è considerato un allievo del prof. Guido Alpa, che è stato anche il maestro di Diritto Civile del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. All’Enac, invece, Nicola Zaccheo ha sostituito alla presidenza Vito Riggio: di lui si dice che sia un ‘supertecnico’, poco organico ai partiti, sebbene la nomina sia ovviamente arrivata dal ministero dei trasporti, guidato dal pentastellato Danilo Toninelli (ma anche, all’epoca, da Edoardo Rixi). Riusciranno a rendere meno kafkiana questa situazione?
Nel concreto non sembra che la vicenda possa comunque degenerare fino allo scenario peggiore possibile, cioè lo stop definitivo ai lavori: il terminal di Aponte non è quello più vicino all’aeroporto (ci sono altri sette moli prima di arrivare alla pista del Colombo) e, per quanto riguarda le gru di alte dimensioni, va ricordato che il terminal Psa di Pra’ è, sebbene dalla parte opposta, nello stesso cono aereo del Bettolo. I voli diretti a Genova, infatti, atterranno generalmente alla pista 28 (direzione levante – ponente) ma, in determinate condizioni, possono atterrare anche alle pista 10, che è nella direzione ponente – levante. Esiste poi un particolare tipo di manovra, denominata “circling”, che prevede l’ingresso degli aeromobili da levante, il sorvolo a sud dell’aeroporto e una virata finale per allinearsi alla pista e atterrare: in questa circostanza, piuttosto frequente soprattutto nei casi di forte vento in coda o di particolare copertura nuvolosa, gli aeroplani effettuano la virata proprio al di sopra delle gru di Pra’.
Intanto le opere attorno al nuovo Terminal proseguono: questa mattina una nave griffata Msc, la container ship Rosaria si è piazzata di fronte al Bettolo per verifiche su spazi e manovre: l’obiettivo dell’azienda è portare in quell’area navi da 12mila teus ma la Capitaneria di Porto ancora non ha dato il proprio benestare. La nave, lunga 280 metri, larga 32, con 9,8 metri di pescaggio e 5mila teus di carico, ha effettuato la manovra di avamporto senza problemi e quindi il successivo ormeggio potendo così riscontrare quanto necessario per la futura operatività della banchina. Il gruppo di Aponte non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di uno stop ai lavori e conseguenti spostamenti a Vado o altrove: “E’ una questione tecnica”, ripetono. Genova lo spera.
porti e logistica
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