In questi ultimi mesi il batterio New Delhi avrebbe causato oltre 30 vittime nella sola Toscana. Tra novembre 2018 e il 31 agosto 2019 in il batterio, che nei pazienti con sepsi ha una mortalità del 40%, è stato isolato nel sangue di 75 pazienti ricoverati con patologie gravi.
Vista la vicinanza con la zona della Toscana interessata da queti casi, Alisa e Regione Liguria hanno diffuso un comunicato in cui si spiega che "la circolazione del batterio New Delhi Metallo-beta-lattamasi (NDM) rientra nel fenomeno attenzionato da tempo e presente a livello globale della diffusione delle Enterobatteriacee produttrici di Carbapenemasi (CPE). Il sistema di monitoraggio e controllo delle CPE è attivo nel nostro Paese dal 2013 e la Liguria è stata una delle prime regioni a recepire integralmente le indicazioni presenti nella circolare ministeriale di istituzione del sistema di sorveglianza", si legge nella nota.
"Il riscontro di casi di malattia o di cluster di portatori di NDM è ampiamente rilevato in tutto il mondo negli ultimi anni e il quadro epidemiologico riscontrato nelle regioni italiane, dove la sorveglianza è più attiva ed efficace, è coerente con il panorama europeo. L’outbreak in Toscana rappresenta un evento isolato, meritevole di attenzione. In Regione Liguria è attivo un sistema di sorveglianza efficace delle Infezioni correlate all’assistenza (ICA), comprese le CPE che, per l’elevato standard qualitativo, ha portato a pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. Il fenomeno della circolazione di NDM è oggetto di attenzione del gruppo tecnico regionale per la sorveglianza e controllo delle ICA, come evidenzia la presenza dell’argomento nell’ordine del giorno dell’incontro tenutosi in data 21 giugno 2019. Il piano nazionale di contrasto all’antibiotico resistenza è stato recepito a livello regionale (DGR 265/2018) e le misure per il controllo delle CPE, efficaci anche per il NDM, sono già attive da tempo nella nostra Regione (DGR 529/2015)", sottolinea Alisa.
Visto il ripetersi di casi è scattato l'allarme tra i media della regione ma Alisa facendo il punto ha voluto tranquilliazzare sulla situazione in Liguria: "Appaiono infondate le affermazioni allarmanti riportate dai media sulla mancate azioni di monitoraggio e controllo nei confronti delle CPE-NDM in Liguria. È bene precisare, onde evitare di generare pericolosi e immotivati allarmismi, che nella nostra Regione, è garantita un’attività di sorveglianza e controllo delle potenziali situazioni di rischio, dove non sussiste nessun tipo di trascuratezza o incuria nella tutela dei percorsi sanitari e, in particolare, delle infezioni correlate all’assistenza", conclude la nota.
DI COSA SI TRATTA - Viene considerato tra i più resistenti agli antibiotici e in grado di portare a un rischio di mortalità fino al 70%, il batterio che sta "spopolando" in Toscana; in particolare, l'area nord ovest conta 350 pazienti portatori di NDM, di cui 44 infetti con presenza confermata di batterio nel sangue. Evidenzia un cambiamento nell’epidemiologia degli enterobatteri resistenti ai carbapenemi che riduce le opzioni farmacologiche perché le infezioni correlate all’enzima New Delhi metallo-beta-lattamasi, non rispondono ai trattamenti di alcune tra le nuove combinazioni di inibitori beta-lattamici e beta-lattamasi. Inoltre, NDM ha un alto rischio di diffusione tra le strutture sanitarie europee e la presenza di un focolaio in una zona altamente turistica, come appunto la Toscana porta a un elevato rischio di trasmissione transfrontaliera.
COME SI DIFFONDE - Secondo i ricercatori a causare le infezioni da batteri NDM in India sarebbero le scarsissime condizioni igieniche in cui vive la maggior parte della popolazione indiana. A questo si aggiunge un uso sconsiderato degli antibiotici. Sono batteri che normalmente fanno parte della flora intestinale umana e che possono diventare resistenti appunto agli antibiotici. Il batterio è registrato ovunque in Italia, ha modalità di trasmissione per contatto.
I SINTOMI - Si manifesta come le altre infezioni sistemiche. I principali sintomi dell’infezione da batterio New Delhi sono febbre, infezione del tratto urinario, rush cutanei, dolori al torace, polmonite, problemi neurologici, a volte anche disturbi gastrici e artriti.
COME DIFENDERSI - La profilassi da seguire è quella igienica, dal lavarsi le mani all’uso di presidi e strumenti monouso, fino all’isolamento del paziente, e deve riguardare non solo gli operatori ma i ricoverati stessi e i parenti che si recano in ospedale a far loro visita. L’uso corretto degli antibiotici è soprattutto l’attenzione da adottare, causa dell’aumento dei batteri resistenti. Non tutti i soggetti che entrano in contatto con batteri resistenti diventano portatori e solo una bassa percentuale dei portatori potrà contrarre un’infezione.
salute e medicina
Batterio New Delhi, dopo le morti in Toscana Alisa rassicura: "In Liguria sorveglianza efficace"
La nota della Regione sul monitoraggio
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